Varechina sul viso dell’ex: donna finisce a processo

Lui vuole revocare la donazione di case e lei lo minaccia di morte con un coltello «Ti faccio picchiare dai miei amici albanesi, ti bruciamo gli appartamenti»
TERAMO. Nelle accuse contestate dalla Procura e per cui è finita a processo c’è di tutto: dai maltrattamenti fisici e psicologici fino a quel lancio di varechina sul viso dell’ex marito.
Nei giorni infiniti di uomini indagati per maltrattamenti, la cronaca giudiziaria racconta altro con una donna albanese di 36 anni rinviata a giudizio dal gup Lorenzo Prudenzano che in aula si dovrà difendere dalla pesante accusa di aver picchiato e minacciato di morte l’uomo, un 55enne sposato nel 2018 e che, sostiene l’accusa, avrebbe perseguitato dopo che lui aveva minacciato di revocare le donazioni di alcuni appartamenti che aveva fatto a lei. Con la donna pronta a puntargli un coltello da cucina alla gola e a lanciargli della varechina sul viso «costringendolo», si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, « a recarsi da un oculista per trattare le abrasioni».
Secondo l’accusa le minacce di morte sarebbero state continue. «Proferendo al suo indirizzo minacce di morte», si legge ancora nella richiesta di rinvio a giudizio, «di fargli del male, di bruciargli la casa; di farlo picchiare dai suoi connazionali albanesi o dai suoi amici colombiani, di fargli fare la stessa fine di un certo Demetrio, fatto a pezzi e carbonizzato». Il riferimento, in questo caso, è a Demetrio Di Silvestre, il 56enne piastrellista di Tortoreto benvoluto da tutti uscito dalla sua casa di Tortoreto la mattina del 16 novembre del 2016 per andare ad un appuntamento di lavoro, assassinato e dato alle fiamme sul monte dell’Ascensione, alle porte di Ascoli, dove furono ritrovati i resti. Un delitto archiviato senza colpevoli.
La donna, nell’ambito delle indagini scattate dopo la denuncia dell’ex marito, è stata destinataria di un divieto di dimora.
I fatti contestati sarebbero andati avanti dal 2019 al 2024 quando l’uomo, che negli atti giudiziari viene definito «facilmente circonvenibile a causa di una di disabilità intellettiva congenita di grado moderato», ha denunciato i fatti. Oltre all’episodio della varechina, nella richiesta di rinvio a giudizio si fa riferimento a un altro episodio avvenuto nel febbraio di quest’anno in cui l’uomo sarebbe stato rincorso con fare minaccioso dalla donna e da alcuni suoi amici mentre era in strada scagliandogli contro delle sedie prese dai tavolini all’aperto di un bar e costringendolo a trovare riparo in un locale. Aggressione a seguito della quale era stato medicato al pronto soccorso con una prognosi di otto giorni.
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