Pescara Liberty Festival, standing ovation per Quarta

11 Settembre 2025


Una standing ovation ha chiuso, ieri sera, la performance di Alessandro Quarta, il violinista rocker che si è esibito nell'ambito del Pescara Liberty Festival, riuscendo a catturare e ad entusiasmare il pubblico che ha riempito piazza Sacro Cuore. Un concentrato perfetto di tecnica, passione ed energia  trascinanti che ha calamitato i presenti dal primo all'ultimo secondo del concerto nella piazza riqualificata, scelta anche quest'anno per accogliere le serate del Festival voluto dal Comune e diretto dal maestro Eleonora Paterniti, dal 9 al 13 settembre. Sul palco, con Quarta, il pianista Giuseppe Magagnino e il il suo trio ritmico composto da Franco Chirivi, alla chitarra, Michele Colaci, al basso, e Cristian Martina alla batteria, protagonisti di una serata unica, proprio come era stata annunciata.
Applausi e grande entusiasmo per "No limits", questo il titolo del "viaggio" nella musica proposto da Quarta, che ha voluto ringraziare Paterniti perché "dà la possibilità a noi artisti di sentirci vivi". Quarta ha rivolto il suo ringraziamento anche "al sindaco e alla città" che ieri sera lo hanno accolto con grande slancio, al punto che ha annunciato il suo ritorno, l'anno prossimo.
Quarta ha voluto lanciare un messaggio al pubblico sulla cultura. "Questa sera avete perso tre ore della vostra vita", ha detto alla fine della sua performance, per poi completare cosi: "avete perso tre ore lontano da un telefono. Ci sono tante guerre", ha aggiunto, "ma la più grande è quella in cui non riusciamo a vedere le bombe che stiamo mettendo nel sottosuolo per i vostri figli (perché io non ne ho) e sono quelle legate alla mancanza di cultura. La cultura nelle scuole c'è ma non viene presa sul serio" e poi, andando avanti con la sua riflessione, ha fatto notare che "oggi viviamo di rendita" rispetto a tutto ciò che è stato realizzato da chi ci ha preceduto, dalle chiese ai musei passando per la musica, e d'altronde basterebbe pensare solo un secondo come sarebbe "vivere in un città senza arte e senza a quello che è stato creato 100 anni fa". E' fondamentale, quindi "combattere le bombe che non vediamo, che non sono quelle che vediamo in TV, ma sono i cellulari. Il rischio è che una volta morti noi, non rimarrà più niente"