Abruzzo, in un anno 16mila casi di tumori

Arriva Il registro tumori. Colmato un vuoto storico con la pubblicazione dei dati sull’incidenza delle malattie in regione. I medici: strumento essenziale

PESCARA. Calano i tumori alla prostata e alla vescica, ma salgono quelli al pancreas. È la fotografia che emerge dal primo registro dei tumori messo a punto in Abruzzo dall’Agenzia sanitaria regionale, diretta da Alfonso Mascitelli.

Il primo report, in questi giorni pubblicato sul sito internet dell’Asr, ha monitorato gli anni che vanno dal 2004 al 2014, un range temporale nel quale sono stati registrati tutti i nuovi casi tumorali maligni del decennio. Dal registro, di cui il responsabile è il professore Lamberto Manzoli, docente di Epidemiologia all’Università di Chieti-Pescara, è emerso che l’incidenza tumorale, in totale, per quanto riguarda i maschi, è stata di 52,6 su 10 mila abitanti, mentre per le donne è stata minore, 44,3.

IL TREND IN REGIONE.

La forma tumorale più diffusa, nell’arco del decennio, è risultata quella alla mammella, con un’incidenza di 14,9, seguita da quella alla prostata (però in discesa come trend) e al colon retto.

Il dato relativo ai tumori del pancreas, seppur modesto in termini assoluti, 2,0 per i maschi e 1.8 per le donne, dice però che i casi sono in aumento, anche se è evidente che, come spiega il dottor Lucio Zinni, presidente regionale della Fimg, la Federazione italiana di medicina generale, «si può parlare, per esempio, di un aumento del doppio, e quindi di un aumento molto elevato, quando da un caso di tumore rilevato, si passa a due».

Insomma, tutti dati che ora dovranno essere elaborati, anche se il primo passo del registro è fatto e dice che l’andamento rilevato è apparso in sostanziale accordo con quanto emerso dalle stime Airtum, l’associazione italiana dei registri tumori, relative all’Italia.

SCOPO DEL REGISTRO.

«Si tratta di uno strumento fondamentale», sottolinea il responsabile del registro, dottor Manzoli, «in quanto ci consentirà di conoscere la distribuzione geografica e dunque di effettuare delle analisi ad hoc sull’associazione tra tumori e fattori di rischio». Ma poi sono altri tre gli aspetti sul quale il registro andrà ad incidere, in una regione nella quale i casi sospetti di tumore nell’ultimo anno sono stati 16mila, anche se poi non tutti confermati.

«Il registro», continua Manzoli, «sarà utile per la programmazione, come per il numero dei posti letto nei luoghi di cura, e per i farmaci da utilizzare. Poi c’è lo screening», prosegue il docente, «per cui si considererà che chi ha avuto già un tumore è già in carico presso le strutture sanitarie e al quale sarà dunque inutile mandargli un invito per un controllo. Il terzo aspetto», osserva Mansoli, «riguarda la qualità della cura. A partire dai dati del registro, infatti, si potrà programmare meglio un percorso terapeutico, una volta individuato se si è trattato bene o male un tipo di tumore».

IL CASO BUSSI-POPOLI .

Le indagini effettuate nel periodo 2004-2013, da parte della Asr, non hanno mostrato un evidente rapporto di causa ed effetto tra la discarica abusiva ex Montedison, considerata la più grande d’Europa, e l’insorgenza di nuovi casi di tumore nell’area Bussi-Popoli. «L’inquinamento», si legge nel report, «non sembra essere tra le maggiori cause di tumore, risultando coinvolto nell’eziologia del 2per cento dei tumori».

Tuttavia, se da un lato i risultati dello studio «non sostengono che vi sia stato un ruolo decisivo nell’accrescere il rischio di tumore nei residenti, dall’altro non si può neppure escludere che, soprattutto per quanto riguarda l’esposizione professionale, non vi sia stato un ruolo con-causale nell’eziologia di alcuni tumori». Il 68 per cento dei nuovi casi sarebbe attrribuibile al fumo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA