fino al 5 marzo

Abruzzo, parte la stagione dei saldi ma il settore vede nero

Da oggi al via gli sconti invernali. Vendite al ribasso fino al 5 marzo. E la Confesercenti pubblica i dati sul terziario: mille imprese chiuse nel 2014

PESCARA. Partono oggi in Abruzzo i saldi invernali. Un appuntamento molto atteso dai commercianti. Secondo Confesercenti la spesa media per i saldi dovrebbe attestarsi sui 150 euro, anche grazie ai consumi dei turisti, che negli ultimi anni hanno rivestito un ruolo sempre più importante nei bilanci del commercio di fine stagione. «Le vendite di Natale», spiega l'associazione, «sono state sotto tono: il volume è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2013, ma lo scontrino medio ha registrato un'ulteriore flessione. Per questo i saldi invernali di quest'anno sono molto attesi: i commercianti partiranno subito con sconti importanti, nella speranza di invertire il trend». Anche perchè le vendite di fine stagione valgono circa il 20% dei fatturati annui dei negozi.

Ma in questi anni la voce abbigliamento e calzature è quella che ha registrato il crollo maggiore, trattandosi di acquisti tipicamente rinviabili. Dal 2008 al 2013 la spesa media annua di una famiglia di tre componenti, è passata da 2.353 a 1.636 euro, con un calo di 712 euro, pari al 30,47%. Dati che spiegano in parte anche le cifre allarmanti sulla crisi del settore dei servizi.

Secondo una stima di Confesercenti, infatti, nel 2015 sono 641 le imprese commerciali e 404 le attività turistiche fra alberghi e ristoranti che non rialzeranno la saracinesca in Abruzzo. Un bilancio negativo solo parzialmente attenuato dalla crescita del commercio su aree pubbliche, che invece chiude l'anno con un saldo positivo di 103 unità.

L'epicentro della crisi del commercio, secondo Confesercenti, si è spostato nella provincia di Teramo, dove il saldo fra aperture e chiusure segnerà -204 unità, a fronte delle -172 della provincia dell'Aquila, delle -160 della provincia di Chieti ed infine delle -106 del Pescarese. Il cuore del problema è nei negozi al dettaglio non alimentari, prevalentemente abbigliamento e calzature, che chiudono il 2014 con un bilancio negativo per 584 attività, mentre tiene l'alimentare con un saldo di -56 esercizi.

«Queste stime», spiega Daniele Erasmi, presidente regionale di Confesercenti «indicano che i territori che soffrono maggiormente sono quelli dove il tessuto produttivo di piccole imprese di produzione è stato smantellato. Servono interventi radicali, gli operatori resistono perché vedono la fine del tunnel».