CORONAVIRUS

Accordo sull'indice Rt, così l'Abruzzo può rimanere in giallo

Il suo utilizzo non è più determinante per l'assegnazione dei colori: la nostra regione non torna in zona arancione. Lunedì è previsto un incontro tra tutte le componenti per l'intesa definitiva. Vaccini, il report dell'Iss: "A 35 giorni dalla prima dose -95% decessi e -90% ricoveri"

ROMA. L'Rt calcolato sui sintomatici resterà tra gli indicatori di riduzione del rischio, ma non rappresenterà più un automatismo per determinare l'assegnazione dei colori alle regioni. E' quanto si apprende, riferisce l'agenzia Ansa, da fonti che lavorano alle modifiche dei parametri, in merito all'aggiornamento degli indicatori a cui lavorano Iss, Ministero e Regioni.

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L'automatismo, come già annunciato, riguarderà esclusivamente l'incidenza dei contagi sulla popolazione e il tasso di ospedalizzazione (Rt ospedaliero). In generale, gli indicatori passeranno da 21 a 10 o 12. Lunedì è previsto un incontro tra tutte le componenti per un accordo definitivo.

La novità interessa in particolare l'Abruzzo che, grazie alla campagna di vaccinazione, ha tutti i parametri in miglioramento, fatta eccezione per l'indice Rt, che è in lieve peggioramento (da 0.82 e 0.95) e si avvicina alla soglia di 1, oltre la quale, secondo le regole attuali, scatta la zona arancione. Si tratta, però, di un indicatore che tiene conto solo dei soggetti sintomatici e che arriva con due settimane di ritardo. Ieri, il governatore Marco Marsilio, aveva già ricevuto rassicurazioni dal ministro della Salute, Roberto Speranza, sul fatto che lunedì il Governo accoglierà le richieste di revisione e modificherà i parametri. "Non c'è più alcun pericolo che l'Abruzzo finisca in arancione", le parole di Marsilio. Dunque, l'utilizzo dell'Rt calcolato sui sintomatici resterà tra gli indicatori di riduzione del rischio, ma non sarà decisivo per stabilire i colori di una regione. Così l'Abruzzo resterà in zona gialla.

Il report. Nelle persone vaccinate il rischio di infezione da Sars-CoV2, di ricovero e di decesso, diminuisce progressivamente dopo le prime due settimane. A partire dai 35 giorni dall'inizio del ciclo vaccinale si osserva una riduzione dell'80% delle infezioni, del 90% dei ricoveri e del 95% dei decessi sia negli uomini che nelle donne e in persone di diverse fasce di età. I dati emergono dal primo report nazionale sull'impatto della vaccinazione anti Covid a cura dell'Istituto superiore di Sanità (Iss) e del Ministero della Salute, in base all'analisi congiunta dell'anagrafe nazionale vaccini e della sorveglianza integrata Covid-19. Il report presenta i dati a partire dal 27 dicembre 2020 (giorno di avvio della campagna vaccinale in Italia) al 3 maggio 2021, relativi a 13,7 milioni di persone vaccinate. Dai dati emerge che il 95% delle persone vaccinate con vaccino Comirnaty o Moderna ha completato il ciclo vaccinale, ricevendo due dosi nei tempi indicati dal calendario vaccinale, mentre per il vaccino AstraZeneca nessuna delle persone incluse nello studio aveva ricevuto il ciclo completo.