Addio a Natale Di Fonzo Il genetista di Scerniche dava i nomi al grano

Lo scienziato è morto a Napoli all'età di 61 anni

Natalino Di Fonzo nasce a Scerni l'8 marzo 1950, da genitori di umile condizione sociale, emigrati per lunghi periodi, ma capaci di garantire ai due figli gli studi. La sua passione è stata ben presto la genetica vegetale. Ha avuto grandi maestri, tra questi Ercole Ottaviano, anche lui di Scerni, colleghi bravi e tanti allievi, ai quali ha sempre donato tutto se stesso.

Dopo gli studi all'istituto agrario di Scerni, ha frequentato la facoltà di agraria dell'Università Cattolica di Piacenza, dove si è laureato a 23 anni con il massimo dei voti e una tesi in genetica. Il lavoro nella ricerca è iniziato subito dopo, come i viaggi in Europa, negli Stati Uniti e in tanti altri Paesi. Il riposo gli era concettualmente estraneo. Il suo è stato un lavoro senza limiti, motivato da una carica ideale sconfinata. I gradini della carriera scientifica li ha saliti tutti: fino al giugno 2010, ultimo mese di servizio, è stato il numero uno della genetica vegetale italiana. Dirigeva il Dipartimento di biologia e produzione vegetale di Roma.

Prima di arrivare all'apice, era passato attraverso le varie sedi dell'Istituto sperimentale di cerealicoltura: Fiorenzuola, Bergamo, Foggia, fino alla direzione generale, a Roma. A Foggia ha realizzato il sogno del ricercatore: creare un gruppo affiatato di giovani entusiasti e motivati, costruire nuovi laboratori all'avanguardia, diffondere in tutto il mondo le varietà di frumento duro individuate, intrecciare rapporti di collaborazione con i migliori centri di ricerca nazionali e internazionali, aprire le porte dell'Istituto a studenti, ricercatori, agricoltori, industrie agroalimentari, sementiere e ad autorità locali, trasformare un piccolo avamposto di sperimentazione agraria a centro di ricerca di fama internazionale. Nel frattempo, ha insegnato in diverse università italiane ed è stato visiting scientist all'estero (Inghilterra, Usa, Germania e Spagna).

La sua è stata una missione, alta e senza sosta, senza dubbi, dirompente, trascinante. Ricchissima di risultati, sempre di grande prestigio. Spiritualità e materialità nelle sue azioni trovavano sintesi ed equilibrio. Dovunque ha prestato la sua opera ha lasciato un ricordo forte e indelebile. La sua generosità era proverbiale. Impossibile coglierlo inclinato verso interessi personali. Non ha mai chiesto nulla per sé. Amava l'Abruzzo e vi tornava spesso, non solo per riabbracciare la mamma, i familiari e gli amici ma anche per diffondere le sue conoscenze al mondo agricolo e al sistema agroalimentare. Proprio per questo aveva collaudato, per la prima volta in Italia, un sistema di filiera corta tra una piccola industria della pasta di Pianella, gli agricoltori della zona e i consumatori, da cui nacque una pasta tipica abruzzese chiamata "Primograno", oggi ben conosciuta per la sua alta qualità anche oltreoceano. Non aveva trascurato l'altro impiego del frumento, per la produzione di pane, e proprio in questi giorni, con l'Associazione panificatori di Chieti, avrebbe avviato un progetto di ricerca e sperimentazione per la produzione di pane tradizionale ma con tecnologie e materie prime rinnovate. Studio, conoscenza, ricerca, sperimentazione, innovazione e insegnamento hanno riempito tutta la sua vita. Anche per queste sue caratteristiche ha aderito con grande convinzione alla nascente Associazione degli abruzzesi per il talento e l'innovazione. Sarebbe bello se i tanti che continueranno a lavorare nella genetica vegetale intestassero a lui la prossima varietà di granoduro.
* (ex deputato del Pd)

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