AirOne Technic, i tecnici rischiano la revoca delle licenze

La cordata di imprenditori disposta a investire attende una risposta da Alitalia

PESCARA. «Bisogna trovare in tempi rapidi una soluzione per il centro di manutenzione dell'Airone Technic dell'aeroporto d'Abruzzo perché da ottobre ai lavoratori saranno revocate le licenze necessarie per operare».

È l'allarme che lanciano Gianni Di Cesare, segretario regionale della Cgil, Nicola Di Matteo e Marco Ranieri della Fiom per una situazione che appare inverosimile. Data per assodata la scelta di Cai - Alitalia di chiudere la struttura dello scalo pescarese (40 addetti rimasti e 4 milioni di fatturato l'anno) per puntare sui due centri di Fiumicino e Capodichino, da un lato c'è un gruppo di lavoratori molto specializzato, dall'altro c'è una cordata di imprenditori locali, capitanata dal presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, pronta a investire e a ridare slancio a un centro d'eccellenza non solo italiano. Tutto farebbe presagire a una positiva conclusione della vicenda e invece non è così. «Sabelli (amministratore delegato di Cai, ndc)», afferma Primavera, «non mi ha mai dato una risposta ufficiale. Quelle che sento sono solo voci. Ci hanno chiesto un piano industriale e noi l'abbiamo inviato, gli ho detto che non volevamo più le commesse garantite, adesso chiediamo solo di liberarci gli hangar per permetterci di far ripartire l'attività, senza alcun vincolo. Il mio timore però è che stiamo cercando di riesumare un cadavere per il quale Alitalia ha già fatto il funerale».

I capannoni dell'aeroporto saranno sicuramente nella disponibilità di Cai fino a fine anno con opzione per altri due, in virtù di un contratto d'affitto da 80 mila euro.

«Qui non si tratta solo di una vertenza aziendale», avverte Di Cesare, «ma di interesse generale. Una struttura come l'aeroporto devono avere un ruolo nello sviluppo. Gli aerei hanno costantemente bisogno di manutenzione, uno scalo senza un centro in grado di garantire questo sarebbe declassato».

Di Cesare ribadisce come sia paradossale questa situazione di fronte alla produttività, la competitività e la professionalità degli ex operai AirOne Technic, tutte doti certificate dall'Enac dopo il superamento di corsi di formazione e di aggiornamento (pagati con soldi della Regione). Licenze che però da ottobre scadranno, visto che se per sei mesi nell'arco di due anni i lavoratori non effettuano interventi, in automatico decadono le certificazioni. Situazione che porterebbe al capolinea qualsiasi ipotesi di rilancio del centro.

«È ovvio», sostiene Primavera, «che già adesso sarebbe difficile reinserirsi in un mercato molto difficile come quello della manutenzione degli aeromobili, pensiamo se decadono anche le licenze. Questa operazione non avrebbe più interesse».

«Noi ci siamo sempre comportati correttamente», ammonisce Di Matteo, «il presidente Chiodi invece no. Dall'ultimo incontro di tre settimane fa è ripartita la rincorsa per sapere qualcosa, dato che lui non ci risponde. Se non riesce a risolvere una situazione così, figuriamoci le altre». Di Cesare chiede che la vertenza AirOne Technic sia inserita nell'agenda dell'unità di crisi del Patto per lo sviluppo.

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