Automotive, Magnacca: «Servono aiuti di Stato per salvare Stellantis in Abruzzo»

12 Settembre 2025

L’assessore dopo il salone dell’auto di Monaco: «L’Europa allenti le regole sull’elettrico»

PESCARA. La filiera dell’automotive d’Abruzzo impiega 22mila addetti, soprattutto in provincia di Chieti: come se tutti i residenti di una città media lavorassero per produrre auto; nel 2024, l’indotto, con il traino dei furgoni Stellantis, ha prodotto un fatturato di 7 miliardi di euro pari al 13% del Pil industriale di tutta la regione Abruzzo; sono 660 le aziende che forniscono componenti a Stellantis e 50 si trovano in Abruzzo; da queste fabbriche insediate nella Val di Sangro parte quasi la metà delle esportazioni abruzzesi (48%). Ma, a fronte di questi grandi numeri, il futuro dell’industria motoristica abruzzese resta appeso a un filo. Lo dice chiaramente l’assessore regionale alle Attività produttive Tiziana Magnacca di Fratelli d’Italia, appena rientrata da Monaco di Baviera, sede fino a domenica del salone dell’auto: «Se l’Europa non cambierà rotta sull’elettrico», riflette l’assessore, «le nostre fabbriche, alla fine, chiuderanno e diventeremo soltanto consumatori delle auto cinesi». È un appello rivolto alla Commissione europea per concedere una deroga alla normativa sugli aiuti di Stato ai colossi dell’automotive, a partire da Stellantis.

Mercoledì scorso, a Monaco, l’Ara (Automotive regions alliance) ha approvato all’unanimità una risoluzione presentata dall’Abruzzo per allentare le regole della transizione obbligatoria ai motori elettrici entro il 2030 a beneficio della neutralità tecnologica: «Abbiamo trovato convergenza su una proposta che, sei mesi fa, sembrava improponibile e inaccettabile. Tutti», dice Magnacca, «hanno capito che serve flessibilità e che è necessario sostenere le imprese nei processi di innovazione tecnologica per sostenerne la competitività. L’Europa deve ascoltare i territori, cioè le Regioni: ognuno deve scegliere la tecnologia più opportuna purché non si abbandoni l’obiettivo delle emissioni zero ma l’Europa non può costringerci a una transizione elettrica prematura».

Quanto è importante, per l’automotive abruzzese, il voto favorevole alla risoluzione dell’Abruzzo che allenta la transizione all’elettrico per una neutralità tecnologica?

«È fondamentale nella misura in cui potrebbe diventare una norma europea. Visto il voto unanime, la Commissione europea non può fare finta di niente e deve tenerne conto. Il voto di Monaco è una grande vittoria politica ed è un passo fondamentale per l’Abruzzo perché la più grande azienda europea di auto sta proprio ad Atessa. Ma, adesso, abbiamo la necessità di ottenere il via libera a finanziare la catena delle imprese: in pratica bisogna aiutare Stellantis, nei territori, a fare lo switch tecnologico che ci proietti poi verso l'elettrico».

E adesso cosa dovrebbe accadere, secondo lei?

«Proprio oggi a Bruxelles c’è il tavolo sull’automotive della Commissione europea e ci aspettiamo che la nostra proposta sia presa in considerazione e trasferita in un regolamento. Chiediamo, per sostenere l’industria dell’auto, quello che è stato fatto già durante la pandemia Covid e per l’emergenza energetica legata alla guerra in Ucraina: serve una deroga per consentire un’iniezione di denaro puro alle imprese».

L’Europa concederà più tempo all’Abruzzo e alle altre 38 regioni dell’Ara?

«Non abbiamo bisogno di più tempo e nessuno ha messo in discussione l’obiettivo delle emissioni zero. Dobbiamo arrivare al 2035 con emissioni vicine allo zero ma con la neutralità tecnologica: rivendichiamo la libertà di scelta perché l’elettrico, adesso, non è una tecnologica richiesta dal mercato visto che le vendite di auto sono ferme al 15%, i consumatori non lo ritengono ancora affidabile e il costo resta altissimo. Per questo, tutti stanno virando su altre scelte tecnologiche, l’importante è che abbiano lo stesso impatto positivo sull’ambiente come l’idrogeno o i bio carburanti. Sull’elettrico, la Cina è troppo avanti rispetto a noi».

E allora?

«Crediamo nella tutela ambientale ma l’Europa non ci può obbligare all’elettrico: deve lasciarci la libertà di scelta e darci una deroga agli aiuti di Stato. Serve il coraggio di fare tutto questo: se si farà, allora, potremo continuare anche qui a essere produttori di veicoli, altrimenti la Cina sarà avvantaggiata e noi saremo soltanto consumatori delle auto cinesi».

La risoluzione approvata è una rete di salvataggio per Stellantis?

«Esatto, ma non vale soltanto per Stellantis. Rappresenta un segnale positivo per tutelare l’industria automobilistica: in Europa abbiamo tutti le stesse esigenze. Senza un cambio di rotta si andrebbe verso la distruzione dell’industria automobilistica europea».

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