«Brigata Maiella esempio per far ripartire il Paese»

Il presidente del Senato Grasso e il sottosegretario Legnini al 70° anniversario «Quei patrioti testimoni di valori oggi offuscati e che devono rifulgere di più»

CASOLI. «I patrioti della Brigata Maiella sono testimoni autentici di valori oggi offuscati e quindi devono rifulgere ancora di più. Sono i valori a cui dobbiamo ispirarci e che dobbiamo testimoniare dinanzi ai nostri giovani per poter veramente far ripartire questo Paese». Il presidente del Senato, Pietro Grasso, rende omaggio alla formazione partigiana nata il 5 dicembre 1943 nel castello ducale di Casoli, nel cuore del Sangro-Aventino.

Settant’anni dopo, negli stessi luoghi, la seconda carica dello Stato prende ispirazione dalle gesta degli oltre “mille papaveri rossi” per individuare la strada che porterà l’Italia fuori dalla crisi economica, politica ed etica: «Il primo problema è la crescita economica, lo sviluppo, ma senza legalità, nuova dignità, senso della comunità, non potremo ripartire».

Ma se i patrioti rappresentavano il sentire comune, oggi i cittadini non si sentono ben rappresentati. «Magari con qualche buona legge elettorale potranno essere ben rappresentati», dice sorridendo il presidente, «dando stabilità a un governo che possa liberamente risolvere e soddisfare i bisogni di tutti». È l’unico accenno all’attualità politica nel corso della visita abruzzese.

La cerimonia inizia con un minuto di silenzio per Nelson Mandela. A Pietro Grasso il presidente Nicola Mattoscio consegna la tessera numero 2 della Fondazione Brigata Maiella (la numero 1 è stata precedentemente consegnata a Napolitano) e gli mette al collo il fazzoletto simbolo della formazione partigiana. Ci sono i sindaci della vallata, i prefetti di Chieti e L’Aquila, i rappresentanti delle forze dell’ordine, il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio. «La sua visita nelle aree interne dell’Abruzzo è una grande testimonianza», si rivolge a Grasso il sindaco di Casoli, Sergio De Luca, «una terra non sempre riconosciuta a livello nazionale, ma che ha dato i natali a un focolaio partigiano fondamentale per tutto il Paese».

In alta uniforme spiccano i militari inglesi, il generale Jonathon Relay, vice comandante supremo della Nato fino al 2009 e comandante delle forze italiane in Iraq, e il maggiore Richard Hargreaves, paracadutista dell’esercito britannico, tornato come reduce a Casoli. In prima fila, invece, ci sono i reduci della Brigata Maiella.

Come Raffaele Di Pietro, 88 anni di Sulmona: «Abbiamo fatto quello che si doveva fare, eravamo troppo oppressi dai tedeschi. Il comandante Ettore Troilo? Era un valoroso e un coraggioso. Esserlo contro i tedeschi non era facile. Va ricordato sempre, come Garibaldi». All’incontro col presidente Grasso ci sono i figli, Nicola e Carlo.

Il sottosegretario Giovanni Legnini sottolinea come «troppo spesso capita di dover contrastare un convincimento infondato, cioé che la Brigata Maiella sia stata, sì, protagonista di battaglie eroiche e della Liberazione, ma solo in ambito localistico. È l’esatto contrario invece. Fu l’unica banda partigiana riconosciuta dall’esercito alleato e una delle esperienze principali della Resistenza italiana».

«L’esperienza della Brigata Maiella è unica poiché non ha liberato solo il territorio regionale, ma contribuito alla liberazione anche del resto d’Italia», riconosce Grasso, «come rappresentante dello Stato sono orgoglioso di questi partigiani della libertà. La memoria del passato serva a costruire meglio il futuro». Il presidente del Senato riparte, dopo meno di due ore, senza la visita al sacrario della Brigata Maiella, a Taranta Peligna, a causa degli impegni romani. C’è il tempo, però, di una piccola gaffe calcistica. Ricordando il Castel di Sangro che aveva militato in B, una giornalista gli fa notare che oggi in serie cadetta c’è il Lanciano. «Ah il Lanciano, ci ha dato un dispiacere», dice Grasso, «la squadra, è andata a vincere a Palermo». Ma le due squadre si incontreranno per la prima volta oggi. «Ho confuso col Latina», ammette il presidente del Senato.

Stefania Sorge

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