Cancro, la speranza dalla ricerca

Iezzi dell'università d'Annunzio: nuovi farmaci e diagnosi più precoce

PESCARA. Domenica torna l'Azalea della ricerca, la giornata per la raccolta di fondi contro il cancro. Le azalee si potranno comperare anche in Abruzzo nei gazebo dell'Airc che, da sempre, promuove la manifestazione.

Manuela Iezzi, del gruppo di ricerca immuno-oncologica dell'università d'Annunzio di Chieti, guidato dal professor Piero Musiani, spiega al Centro a che punto è la ricerca contro il cancro alla mammella alla quale è dedicata la Giornata delle azalee.

Che significato ha la Giornata delle azalee?
«L'Airc è da anni l'associazione che finanzia gran parte della ricerca oncologica in Italia. Partita come piccola associazione privata, oggi ha una diffusione capillare con richiesta e distribuzione di fondi estese in tutti i laboratori di ricerca oncologica del Paese. Più dela metà della ricerca in questo campo è, oggi, finanziata dall'Airc. Questo è un dato importante in un periodo in cui gli investimenti delle case famaceutiche non sono al livello di quelli degli altri Paesi e tenendo conto dei tagli operati alla ricerca. L'Airc, inoltre, è una delle associazioni meno discusse dal punto di vista dell'assegnazione dei fondi e la stessa valutazione dei programmi è fatta in maniera molto obiettiva».

Con l'èquipe di ricercatori del professor Musiani lei si occupa del carcinoma della mammella: la prevenzione in questo campo è sempre la migliore cura?
«Sicuramente tutti i programmi di screening hanno reso il tumore alla mammella diagnosticabile e curabile molto prima rispetto al passato. La sopravvivenza delle pazienti è aumentata enormemente negli ultimi dieci anni. Nonostante ciò, c'è ancora una percentuale di pazienti che, dopo dieci anni, ha delle ricadute. Gran parte della ricerca attualmente è indirizzata a opporsi, prevenire e curare queste ricadute nella malattia; e a trovare farmaci che siano sempre meno tossici e sempre più mirati a tumori specifici. In questa direzione molto è già stato fatto ma molto resta ancora da fare».

Le nuove strategie immunoprotettive di cui si occupa nel suo lavoro di ricerca quali nuove prospettive aprono alla prevenzione e alla cura della malattia?
«L'immunoterapia ha come caratteristica specifica quella di cercare di colpire bersagli precisi. Gli anticorpi - che sono le armi che usiamo contro questi tumori - colpiscono delle molecole specifiche che sono maggiormente espresse nei tumori rispetto ai tessuti normali oppure sono espresse soltanto nei tumori. Si tratta di un'innovazione rispetto ai vecchi farmaci chemioterapici che colpivano tutte le cellule proliferanti che non sono soltanto quelle tumorali. Da qui nascevano problemi di tossicità e di grandi effetti collaterali della chemioterapia tradizionale. L'obiettivo delle nostre ricerche, quindi, è quello di rendere la chemioterapia sempre meno tossica»

Rispetto a 20 anni fa, qual è il progresso più importante compiuto dalla ricerca?
«Complessivamente il progresso è stato stratosferico. In particolare, direi il passaggio dai farmaci non specifici a quelli più selettivi, abbinato, nel caso del tumore alla mammella, a una diagnosi sempre più precoce della malattia».

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