Celestino sfila tra i sassi

L'urna con le spoglie scortata dai pompieri

L'AQUILA. L'urna di Celestino V nella zona rossa, in mezzo allo scempio fatto dal terremoto a destra e a sinistra. Festa sì, ma col dolore dentro, quella della 715ª Perdonanza celestiniana che vive il momento-clou, quello dell'apertura della Porta Santa, con un corteo ridotto e gli aquilani sfollati costretti a seguirlo dalla Villa in poi. Niente parata con lo sfondo del rosone. La basilica è ingabbiata, e meno male. A Collemaggio c'è la tendopoli. Il cardinale Bertone, dopo la messa, aprirà la Porta Santa dove passerà Berlusconi.

FESTA A METÀ. Il segretario di Stato di Sua Santità, sulle orme di Benedetto XVI che ha già visitato L'Aquila dopo il sisma, aspetta il corteo nella tenda davanti alla Porta Santa. L'urna con le spoglie di Celestino V (uscita, per speciale concessione, in occasione dell'apertura dell'anno celestiniano che si concluderà il 28 agosto 2010, a 800 anni dalla nascita, collocata tra il 1209 e il 1215) parte alle 16 da piazza Palazzo e, dopo aver attraversato corso Principe Umberto, corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo, corso Federico II, villa comunale e viale Collemaggio arriva nel piazzale orientale (davanti alla Porta Santa) alle 17. Accompagnano l'urna il sindaco Massimo Cialente, la dama Silvia Ciciotti con la Bolla del Perdono e il giovin signore Simone Desideri (in realtà la copia) del 1294. A piazza Duomo si uniscono giunta e consiglio comunale, rappresentanti di Provincia, Regione, governo e il prefetto Franco Gabrielli. All'angolo tra corso Federico II e la villa si accodano la fanfara dei carabinieri, i quattro quarti fondatori e gli sbandieratori. Il corteo attraversa viale Collemaggio per poi continuare dal passaggio laterale destro rispetto alla tendopoli, entrando al Parco del Sole per poi raggiungere il piazzale orientale della basilica. Alle 18 inizia la messa presieduta dal cardinale e concelebrata dagli 11 arcivescovi e vescovi d'Abruzzo e Molise. Al termine, il rito di apertura della Porta Santa che resta aperta per 24 ore consentendo ai fedeli, alle condizioni richieste dalla Chiesa, di ottenere l'indulgenza plenaria, cioè l'assoluzione dalla colpa e dalla pena (che, per i cristiani, si sconta nel Purgatorio) per i «veramente pentiti e confessati» che faranno la comunione e pregheranno secondo le intenzioni del Papa. La sosta nella chiesa devastata, e messa in sicurezza, non sarà consentita. Il transito, a gruppi, prevede l'uscita dalla porta laterale sinistra guardando la facciata. Alle 22 la veglia dei giovani che andrà avanti tutta la notte, tempo permettendo: il rischio pioggia è più che concreto. La Porta Santa resta aperta fino ai vespri di domani (intorno alle 19) quando i battenti verranno rinserrati col rito di chiusura presieduto dall'arcivescovo Giuseppe Molinari che alla vigilia ha espresso parole di speranza.

«LA BUONA NOTIZIA».
«La Perdonanza ci sarà, ed è senz'altro una buona notizia perché ci ricorda che la storia continua», dice Molinari. L'arcivescovo, alle prese, quest'anno, anche con l'indulgenza di Berlusconi, fa notare che «dal giorno del terremoto tante cose sono cambiate e oggi la Perdonanza ci richiama quell'indimenticabile estate aquilana che tornava con i suoi colori, i molti turisti, il senso festoso e anche il suo clima così mite, così benefico per tutti. Oggi la Perdonanza torna vestita della sobrietà che la tragedia ci impone. Tutto sarà molto più semplice, meno sontuoso. Tutto sarà ridotto all'essenziale. Ma la Perdonanza ci sarà e questo ci ricorda che Dio non si è dimenticato del meraviglioso popolo dell'Aquila e della nostra Chiesa e che anche nelle tragedie più grandi è possibile, grazie alla fede, resistere alla disperazione, lottare contro ogni tentazione di cedere all'assurdo e camminare nella via della speranza».

COLLEMAGGIO. C'è ancora molto da fare per riportare al suo antico splendore la basilica danneggiata dal terremoto. La denuncia arriva da don Luigi Maria Epicoco, responsabile della commissione salvaguardia del patrimonio artistico dell'arcidiocesi, che all'agenzia di informazione religiosa Sir dice: «Dal giorno del terremoto non è ancora stato fatto nessun intervento di recupero ma solo operazioni di messa in sicurezza, grazie ai vigili del fuoco, con la legatura delle colonne e la puntellatura della struttura di cui è completamente crollato il transetto, anche a causa degli interventi degli anni Settanta sui solai. Ora le decorazioni si trovano mischiate alle macerie e sarà necessario un lavoro certosino per estrarre i frammenti di decorazioni e affreschi da ricomporre».