Chiodi: dalle imprese progetti di qualità

Vertice di due giorni sulle priorità. Fitto in Abruzzo per incontrare i componenti del Patto

PESCARA. La "presa d'atto" del Cipe (senza più prescrizioni) riguardo al programma Par-Fas 2007-2013, sblocca di fatto 607,7 milioni di euro che arriveranno in Abruzzo per tranche successive di circa 48 milioni per volta sulla base degli stati di avanzamento dei progetti. A questo punto il governo non ha più ragione di tenere in cassa i soldi, e la Regione deve affrettarsi a fare i bandi e le imprese a presentare i progetti.

Presidente Gianni Chiodi, ottenuti i fondi, quali saranno ora le prossime tappe della vicenda Fas-Patto?
«Sono due i punti importanti: quello della due giorni del Patto (probabilmente in un eremo sulmonese, ndr) dove rifletteremo, come io avevo chiesto, anche su questioni relative al sistema universitario, che è un'altra chiave di volta per comporre su solide basi una visione di medio e lungo termine dello sviluppo della Regione. Questa due giorni servirà anche per qualificare maggiormente il Patto e per coinvolgerlo il più possibile».

Il secondo punto?
«La seconda questione riguarda l'incontro con il ministro Raffaele Fitto (che probabilmente ci sarà prima della due giorni), per dar seguito anche alle cose che sono rimaste da affrontare nell'incontro a Palazzo Chigi e per continuare in questo lavoro tra Patto e governo che non si esaurisce certo con i Fas. Si tratta di fare riflessioni importanti, che naturalmente arrivano in un momento di difficoltà che è di carattere generale. Ma l'Abruzzo si sta ponendo all'attenzione nazionale con dati statistici che in qualche maniera fanno rumore».

A cosa si riferisce?
«Mi riferisco ai dati recenti dello Svimez, ma soprattutto al dato straordinario dell'occupazione reso noto dall'Istat, +4,9%, che è un dato che negli ambienti economici e istituzionali vengono giudicati come un fatto sorprendente. Certo non c'è correlazione diretta (anche se qualcuno lo pensa) con le politiche di rigore e di contenimento della spesa che stiamo attuando, però quello che sta succedendo dimostra ineluttabilmente che non sono i soldi a fare lo sviluppo, ma è lo sviluppo a creare soldi. E quindi non è la spesa pubblica a creare lavoro, ma è lo sviluppo. L'Abruzzo è un caso nazionale anche per la riduzione del debito del 14% e per il pareggio della sanità. Un successo, sempre comparativamente al resto del sistema paese (non siamo certo la Turchia): che ci sia un momento di crisi che continuerà nel mondo occidentale è fuori di dubbio, ma ormai non si ragiona più su dati isolati: la Svimez, l'Istat, Unioncamere, anche Confartigianato, descrivono tutti un caso Abruzzo in senso positivo».

A cosa attribuisce questo risultato, al netto della politica di rigore di cui si diceva?
«Questo risultato è merito della classe dirigente, e non di una parte politica. Per questo è positiva l'esperienza del Patto. Il Patto serviva a tutti gli attori anche a prendere coscienza di una certa fierezza nell'essere abruzzesi. Per anni come siamo andati avanti? Noi con la retorica della lamentazione, i veneti orgogliosi e fieri. Ora basta. Con la consapevolezza delle nostre capacità possiamo innestare un processo di fiducia che può far bene all'Abruzzo. Fitto viene anche per questo, perché conosce questi dati e perché ritiene il Patto un modello. Al termine dell'incontro Patto-governo ne ho parlato con Tremonti e Letta e loro hanno ritenuto questa iniziativa notevole. Il Patto non è una posta di bilancio nè una vertenza, perché sarebbe riduttivo, un ritorno a una visione vetero-sindacale del rapporto col governo».

Questa mattina parlando all'Aquila ha chiesto alle imprese della regione una nuova visione.
«Abbiamo un po' di fondi a disposizione che non avevamo, per l'uso di questi fondi selezioneremo dei progetti. Tanto più saranno di qualità, nel senso di creare sviluppo, e tanto più saranno ben spesi. E questa parte qualitativa spetta alle imprese. Noi certamente faremo una graduatoria e qualcuno i fondi se li aggiudicherà, ma io vorrei che i progetti fossero di grande valore».

Che cosa pensa della freddezza di Confindustria rispetto al piano dei Fas?
«Innanzitutto, se quelli sono i dati del sistema economico abruzzese, vuol dire che il sistema delle imprese sta reagendo bene alla crisi, dalle grandi imprese al manifatturiero, e la cosa interessante è che i dati dell'occupazione sono spalmati in tutti i settori. Freddezza? Non credo che Confindustria sia fredda, credo che debba fare un salto culturale nella sua base; i tempi nuovi impongono un approccio non più corporativo. È uno sforzo che dobbiamo fare tutti: c'era anche Confindustria quando l'Abruzzo spendeva e spandeva e si creavano le premesse del disastro. Io con Confindustria parlo, parlo col suo presidente che mi sembra molto determinato sul Patto. Ma certo posso immaginare che su certi atteggiamenti possano pesare anche tematiche nazionali».

Confindustria le chiede più riforme.
«E io dico: chi ha fatto più riforme di Chiodi in un lasso di tempo così limitato? Dire a Chiodi di fare le riforme è dirlo a chi le ha fatte più di tutti. Ma le riforme ci mettono del tempo per dare effetti».

La lettera della Bce al governo italiano in cui si indicano alcune misure da prendere per lo sviluppo riguarda anche le Regioni, per esempio si parla della liberalizzazione dei servizi pubblici locali. È d'accordo?
«La Bce ha ragione in tutto. Quella lettera è il manifesto di una visione di governo liberale, ed è quello che mutatis mutandis ho fatto in Abruzzo con il contenimento della spesa e l'eliminazione degli sprechi. Io sono d'accordo sulle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, perché sono un elemento distorsivo della concorrenza che blocca gli investimenti. Per quanto riguarda un'altra misura come l'alienazione dei beni immobili inutili, nel passato se ne è parlato molto ma non si è mai fatto nulla. Io vengo attaccato perché sto cercando strade pratiche per risolvere il problema. Ne ho parlato con Tremonti. Lo Stato sta organizzando un'operazione di alienazione importante. Ci sarà un ente statale professionalizzato per fare questo. Se le Regioni potranno avere un ruolo, l'Abruzzo intende partecipare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA