Cialente: giusto l'allarme sisma

11 Giugno 2012

Il sindaco con la Grandi rischi: è ciò che è mancato all'Aquila

L'AQUILA. Allarmismo o precauzione? È polemica sul documento pubblicato alcuni giorni fa dalla Commissione Grandi rischi in cui si parla della «significativa probabilità» di un nuovo forte terremoto tra Ferrara e Finale Emilia, con «eventi paragonabili ai maggiori registrati nella sequenza». Polemiche che riportano indietro nel tempo, al 6 aprile del 2009, quando in terra aquilana una scossa di magnitudo 6,3 distrusse il capoluogo d'Abruzzo e tanti piccoli paesi del comprensorio. Allora la Grandi rischi rimase in silenzio per i lunghi mesi di sciame sismico che precedettero la scossa distruttiva, salvo poi riunirsi in fretta e furia per calmare le tensioni e contraddire le «previsioni allarmistiche» del tecnico del radon, Giampaolo Giuliani. Quella riunione si tenne il 31 marzo: sei giorni prima della tragedia. All'Aquila la commissione Grandi rischi è sotto accusa, nella sua composizione del 2009, proprio per avere sottovalutato il rischio sismico. Della nuova composizione fa parte anche il professore Guido Visconti, ordinario di Fisica e fondatore del Cetemps, centro d'eccellenza dell'università dell'Aquila.

Ma se in terra emiliana corre la polemica per l'allarmismo procurato dagli esperti, all'Aquila le opinioni sono diverse. Questa volta «la commissione ha fatto bene». Di questo è convintissimo il sindaco Massimo Cialente: «Se quella divulgazione fosse stata fatta anche all'Aquila noi saremmo usciti di casa», dice ricordando l'atteggiamento tenuto dalla sua famiglia. «I terremoti non si possono scientificamente prevedere, ma non si può nemmeno dire che non avverranno», puntualizza Cialente. «In un Paese moderno che è totalmente sismico come l'Italia serve un decreto del Parlamento che definisca come zona 1 l'Italia intera, con il rispetto della normativa». Poi, propone Cialente con convinzione, «si deve avviare un imponente progetto di messa in sicurezza e di sostituzione edilizia che si sviluppi in 50-60 anni, come in Giappone». «Il 6 aprile 2009 L'Aquila era ancora in zona 2 (e lo è tuttora) e questo ha comportato che nei primi anni 2000 all'Aquila abbiamo costruito seguendo le relative normative. Ma di che parliamo? Non possiamo basarci sulla Grandi rischi, ci vuole un cambiamento culturale. Questo Paese non può cadere a terra per una scossetta. Spero che dopo L'Aquila e l'Emilia questo sia stato capito». «È preferibile creare allarmismo inutile salvando vite umane, anziché correre il rischio di vivere una tragedia come quella del 6 aprile 2009». Di questo parere è la presidente del Comitato vittime della Casa dello studente Antonietta Centofanti, che ha ricordato: «Qui la terra ballava da ottobre». E riferendosi al comunicato divulgato dalla Grandi rischi su possibili nuovi terremoti in Emilia, aggiunge: «Va bene così: forse i nostri angeli non sono morti invano, stimolando una riflessione». Quanto al processo che vede sul banco degli imputati la vecchia commissione Grandi rischi, Centofanti si chiede se «ora questo cambio di atteggiamento possa cambiare o influenzare il processo in corso all'Aquila. Certo non facilita gli imputati», dice.

«È necessario sollecitare all'attenzione», spiega l'assessore regionale alla Protezione civile Gianfranco Giuliante. Ma «bisogna stare attenti, il confine tra allarmismo e sottovalutazione del fenomeno è sottilissimo». Per Giuliante - che ricorda quando nel 1998 chiese alla Regione un impegno di 100 miliardi di lire per mettere in sicurezza tutto il centro storico dell'Aquila - bisogna passare «dalle chiacchiere ai fatti e fare prevenzione, mettere in sicurezza tutti gli edifici a partire da quelli sensibili: scuole, istituzioni, monumenti». Quanto al pericolo allarmismo, Giuliante dice che «quando ci si trova in una fase come questa di sciame, per cultura devono essere prese una serie di precauzioni». «La somma che si è deciso di spendere per L'Aquila e i paesi dell'Emilia», aggiunge, «è superiore a quella che servirebbe per fare un serio piano di prevenzione e messa in sicurezza».

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