Cliniche private senza accrediti

Allarme del Pd: in Abruzzo sono a rischio i servizi di duecento strutture

PESCARA. Ospedali pubblici colpiti dai tagli di spesa del piano operativo 2010 e cliniche private nel limbo dei fondi regionali bloccati. L'avvio del 2011 registra una crisi profonda nei livelli di assistenza sanitaria in Abruzzo. Condizione cui non sfugge il polo degli operatori privati. A segnalarlo è una interpellanza rivolta al commissario Chiodi dal consigliere regionale Claudio Ruffini, firmata anche dai colleghi Giovanni D'Amico e Marinella Sclocco del Pd.
Per il gruppo di opposizione, con il nuovo anno, le prestazioni sanitarie e socio-sanitarie dei privati non sono più una certezza.

«Siamo preoccupati», affermano, «perché, senza accreditamento definitivo, le cliniche private si ritroverebbero nell'impossibilità di assicurare le prestazioni e temiano che, in qualsiasi momento, i servizi possano essere interrotti».

Negli anni passati era lo Stato a prorogare gli accreditamenti in base alla legge 296 del 2006, che prevedeva l'obbligo per le «Regioni di garantire, dal 1º gennaio 2010, di cessare gli accreditamenti provvisori ai privati». Il termine del 1º gennaio 2010 era poi stato prorogato al 1º gennaio 2011 dalla legge 191 del 2009. Ma, a quanto pare, il problema resta irrisolto. A rischio sono i servizi sanitari erogati da circa duecento strutture che fino a oggi sono state sostenute con accreditamenti provvisori. Così anziani, disabili, minori, centri di riabilitazione, poliambulatori, centri di analisi e di fisioterapia, cliniche e case di cura, potrebbero non assicurare più i servizi.

Il Pd lancia l'allarme sollecitando il governatore-commissario a decidere nel merito. «Vogliamo che Chiodi ci dica, nel caso di mancata adozione degli accreditamenti definitivi», spiegano gli interpellanti, «cosa intendano fare Regione e ufficio del commissario per evitare la cessazione dei servizi». Nell'interpellanza, il gruppo di opposizione pone anche altre domande. A cominciare dalla ricerca di eventuali responsabilità nella struttura commissariale e se, il ritardo nell'adozione di provvedimenti fondamentali nel governo della sanità, sia stato provocato dall'assenza di un assessore per mesi.

«Ci siamo già rivolti al senatore Giovanni Legnini», afferma Ruffini, «perché venga presentato un emendamento per posticipare il termine del primo gennaio nella conversione in legge del decreto Milleproroghe, tenendo così in vita le prestazioni finora erogate dai privati». (f.c.)

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