Confindustria: Chiodi faccia le riforme

L'associazione non boccia il piano sul Patto ma chiede una burocrazia più efficiente

PESCARA. «Io metto a disposizione i soldi, le imprese mi diano progetti concreti». È questa la linea del governatore Gianni Chiodi rispetto alla Fase 2 del Patto per lo sviluppo. Una fase tutta puntata sul sistema produttivo, sull'innovazione e sulla ricerca. Alla vigilia dello sblocco dei fondi Fas (con qualche tremore, visto che la riunione del Cipe tarda a essere convocata), il presidente di Abruzzo Sviluppo Nello Rapini sta predisponendo il vertice fiume di 48 ore chiesto da Chiodi per mettere a punto la strategia comune dei firmatari del Patto.

Le imprese raccoglieranno la sfida? Il presidente di Confindustra Abruzzo Mauro Angelucci ha chiesto ai suoi un momento di riflessione prima di esprimersi sulla posizione del governatore. La settimana prossima l'associazione si riunità all'Aquila per valutare le proposte e uscirà con un documento ufficiale. L'impressione è che non sarà una promozione a pieni voti. E ieri, proprio all'indomani della conferenza stampa di Chiodi, Confindustria e Ance Abruzzo hanno reso noto il testo di una dura lettera di protesta inviata a Chiodi, ai presidenti delle Province e ai sindaci delle città capoluogo, sui ritardati pagamenti alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni (vedi box). Per Confindustra i ritardi costano dai 18 ai 25 milioni di euro l'anno. L'irritazione è evidente.

Secondo indiscrezioni, nel documento sul Patto, l'associazione, pur apprezzando l'impegno del governatore a investire sul sistema produttivo, chiederà un'azione più decisa per la riforma della macchina burocratica regionale, e un impegno chiaro sulle infrastrutture «che sono assenti dal piano di Chiodi». «Il problema», fanno notare gli imprenditori, «è che se non si fanno riforme strutturali in grado di liberare risorse e di dare continuità agli investimenti, usaurita la stagione dei Fas saremo ancora al punto di partenza». Confindustra è invece in sintonia col governatore nel chiedere più efficienza nella giustizia civile (secondo le stime del centro studi di Confindustria un'accelerazione del 10% delle cause civili farebbe guadagnare al paese un punto di Pil).

Sceglie invece di riflettere a voce alta il presidente di Confindustria L'Aquila Fabio Spinosa Pingue, che questa mattina presenta nella sede dell'associazione, a Campo di Pile, un progetto con i sindacati Cgil Cisl e Uil, per la ripresa economica dell'area del cratere. «Continuo a pensare che questi periodi di vacche magre di finanza pubblica, anche abbastanza violenti, possono essere salutari per l'Abruzzo», dice Spinosa Pingue, «possiamo recuperare lustri di ritardo e trasformare la nostra regione in un territorio virtuoso e competitivo. E volutamente non faccio riferimento a quello che dice la mia Confindustria».

Per l'imprenditore sulmonese è stato un atteggiamento «da autentica classe dirigente», presentarsi uniti (forze sociali, maggioranza e opposizione) all'incontro con il governo nazionale. «Assolutamente non dobbiamo sciupare questo modello Abruzzo. Da Chiodi sento parole energizzanti. Gli sento dire che non vuole fare da solo per la costruzione di una strategia di lungo periodo, e sento da Gianni Di Cesare, segretario della Cgil, che bisogna dare in primis i fondi alle aziende che creano occupazione, a patto che si assumano determinate responsabilità. Vuol dire che molto più di qualcosa è cambiato. Ma lancio un allarme. Il terremoto ci sta sfuggendo come occasione per ripensare il nostro Abruzzo. Come opportunità per progettare un nuovo Abruzzo. Il terremoto non può, non deve essere solo ricostruzione».

Per Italo Ferrante, presidente di Confapi Abruzzo, l'associazione delle Piccole e medie imprese, è proprio su questa realtà dimensionale che si deve puntare per ripensare lo sviluppo: «Le Pmi sono il 99% di tutto il sistema di produzione e devono essere tutelate. Per questo ritengo opportune le parole di Chiodi. L'Abruzzo riparte se riusciamo a far ripartire le piccole e medie imprese aiutandole per esempio nell'accesso al credito, realizzando nuove infrastrutture e studiando altri strumenti di sostegno». Ferrante annuncia anche l'avvio all'interno del Patto del tavolo del credito.

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