Crolla il fatturato delle aziende

La relazione semestrale di Confindustria Abruzzo è un grido d’allarme

PESCARA. Crolla il fatturato delle aziende abruzzesi. I dati emersi dall’indagine effettuata da Confindustria parlano di una ulteriore contrazione delle vendite, tra il primo e il secondo semestre 2009, per più del 52 per cento degli imprenditori intervistati, con una riduzione dell’utilizzo degli impianti per il 38,8 per cento degli interpellati e una diminuzione del portafoglio ordini in Italia per il 44,7 per cento. Quest’ultimo dato indica una crisi del mercato interno, ma non va meglio nemmeno sul fronte esteri che, a causa della congiuntura economica che si è abbattuta anche sugli altri Paesi, ha portato ad una riduzione del 31,7 per cento delle esportazioni, a fronte di una media nazionale che si attesta sul meno 21,4. Con questo dato l’Abruzzo ottiene il triste primato del terzo peggiore risultato in Italia.

«L’indagine conferma le conseguenze drammatiche dell’effetto combinato della crisi globale e del sisma», ha spiegato Luciano Fratocchi, docente dell’Ateneo aquilano, che insieme a Massimo Parisse ha redatto la relazione semestrale. Sono soprattutto le imprese del settore tessile e quelle di gomma e plastica a evidenziare una caduta a picco del fatturato, rispettivamente per il 70 e per l’80 per cento degli intervistati. Serie difficoltà anche per un’alta percentuale dell’industria metalmeccanica (56%), per chi si occupa di materiali da costruzione (53%), e per il settore vetro, con il 50 per cento di imprenditori che denunciano il crollo delle vendite.

A rendere noti i risultati dell’indagine sono stati, ieri a Pescara, i vertici di Confindustria Abruzzo, il direttore Giuseppe D’Amico e il presidente regionale dell’Unione degli industriali, Mauro Angelucci, che ha sottolineato, alla presenza del vicepresidente della Regione, Alfredo Castiglione, del direttore della Caripe, Oreste Invernizzi, «l’assoluta indisponibilità, da parte delle imprese, ad ulteriori sacrifici per ripianare il deficit accumulato nella sanità». E’ questo il settore in cui finiscono le tasse degli abruzzesi «come su una carta assorbente», ha ribadito Castiglione.

Una situazione difficile che si ripercuote sui lavoratori, «con un tasso di disoccupazione dell’8,1 per cento, quasi due punti in più rispetto all’anno precedente e comunque peggiore rispetto al Centro Italia», ha spiegato l’economista Giuseppe Mauro. L’Aquila raggiunge addirittura quota 9,9 per cento, seguita nell’ordine da Chieti (8,5), Pescara (7,9) e infine da Teramo, con il 6 per cento di disoccupati. «Per quanto riguarda il mercato del credito», ha continuato Mauro, «gli impieghi sono passati dal 19 per cento del 1998 allo 0,6 del 2009, in controtendenza L’Aquila, con una crescita dei depositi del 50 per cento dovuta alla condizione del dopo sisma».

L’indagine ha riguardato anche le previsione del primo semestre 2010, che denotano, seppure sulla base di dati preoccupanti, come l’orientamento al miglioramento del fatturato sia diffuso tra il 36 per cento degli imprenditori.
A tirare le fila del discorso è stato Angelucci, che ha indicato al governo regionale le leve dello sviluppo, ovvero ricerca e innovazione, ma anche ambiente e turismo. E poi l’importanza della riforma dei Consorzi fidi e di una legge regionale per l’industria. «Approderà in Consiglio entro la fine dell’anno», ha assicurato Castiglione.

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