CORONAVIRUS

Da eroi del Covid a vittime sul lavoro: in Abruzzo mancano oltre 2mila sanitari

I numeri snocciolati dalla Cgil sono molto al di sopra della media nazionale: da inizio pandemia 30 decessi tra medici, paramedici e personale socio assistenziale

PESCARA. I dati Inail sugli infortuni Covid confermano quella che è la tendenza da inizio pandemia: ad essere maggiormente contagiati sul lavoro sono le lavoratrici e i lavoratori del mondo della sanità. Una tendenza nazionale che trova però in Abruzzo numeri ancor più pesanti: se, infatti, in Italia il settore “Sanità ed assistenza sociale” riguarda gli infortunati Covid per il 63,9% del totale, questa percentuale nella nostra regione sale al 71,7%. Otto punti percentuali in più che, in termini assoluti, ci dicono che da inizio pandemia tra il personale medico, paramedico e socio assistenziale, sono stati in 2.626 a contagiarsi nelle strutture sanitarie. In Abruzzo, poi, 30 sono stati complessivamente i morti sul lavoro a causa del Covid e, anche in questa ancor più drammatica statistica, i decessi riguardano prevalentemente il personale sanitario (medici, infermieri ed operatori).

I numeri sono snocciolati da Carmine Ranieri, segretario generale Cgil Abruzzo Molise, Mirco D’Ignazio, coordinatore Inca Cgil Abruzzo Molise e Paola Puglielli, segretaria generale Cgil Funzione pubblica. "Una situazione peraltro ancora grave - si legge in una nota della Cgil - il picco dei contagi vi è stato nel novembre 2020 ma, nonostante due anni di pandemia avrebbero dovuto far acquisire le operatività necessarie per evitare il contagio, a gennaio 2022 i contagi sono tornati ad un livello allarmante pari solo a novembre 2020.  A gennaio 2022, inoltre, in regione l'incidenza degli infortuni COVID è stata quasi il doppio, in termini percentuali, della media italiana".

In due casi su tre, ad essere contagiate sono lavoratrici, a conferma che le donne, nei luoghi di lavoro, anche a causa  delle mansioni a cui spesso sono assegnate, sono maggiormente esposte al rischio contagio. "Numeri impressionanti - scrive il sindacato - che dimostrano ancora una volta come la forte carenza di personale sanitario nelle Asl abruzzesi porta alla conseguenza di carichi di lavoro insostenibili, incremento degli infortuni sul lavoro, liste di attesa lunghissime e diminuzione della qualità delle prestazioni. D’altronde i dati sulla mobilità passiva lo dimostrano, gli abruzzesi, quando possono, vanno a curarsi fuori regione".

Per la Cgil c’è bisogno di assumere subito oltre 2.000 persone, stabilizzare i precari, internalizzare i servizi. "La stessa missione 6 del Pnrr - conclude - che potenzia la medicina territoriale e le case della comunità nella nostra regione, sarà un flop se non ci sarà personale adeguato a svolgere i servizi di cura ai cittadini. Il tavolo attivato con l’Assessore Verì, che si riunirà domani mattina, dovrà dare risposte tempestive in merito, l’Abruzzo non può permettersi di perdere altro tempo".