Dall’Abruzzo prende il via la catena umana per spingere la Global Flotilla verso Gaza

In migliaia alle manifestazioni della Cgil tra Pescara, Chieti, Teramo e Avezzano. Bandiere, barchette di carta e peluche per dare sostegno al popolo palestinese
PESCARA. È un lunghissimo serpentone. Parte verso le 17.30 dalla Madonnina, a Pescara, e si insinua sul ponte del Mare, percorrendolo fino in fondo. Questo serpente non morde e non ha veleno, ma sventola le bandiere della pace. E della Palestina. A farlo camminare sono i migliaia di manifestanti riuniti per la mobilitazione “Fermiamo la barbarie” indetta dalla Cgil in sostegno della Global Sumud Flotilla, l’iniziativa nata dal basso per rompere il blocco navale imposto da Israele e portare aiuti umanitari a Gaza. La partecipazione qui è alta, «sopra le aspettative» spiegano gli organizzatori, «ancor più sorprendente perché è simultanea alle altre iniziative nella regione». E in effetti quella di Pescara è solo una delle 4 manifestazioni che si sono tenute, in contemporanea, in grandi centri abruzzesi come Chieti, Teramo e Avezzano. Ognuna in grado di attirare migliaia di uomini e donne, anziani e bambini che si riconoscono in un solo slogan: «Palestina libera. Stop al genocidio». Un gesto solamente simbolico, certo, ma che serve a esprimere tutta la vicinanza a quel popolo che, da due anni a questa parte, vive la realtà quotidiana dei bombardamenti. «Non siamo qui solo per augurare buon vento alla Flotilla, del cui equipaggio faranno parte anche alcuni politici come il parlamentare Arturo Scotto e l’eurodeputata Annalisa Corrado. Questo è anche un modo per dire che l’Occidente non è i suoi governi, quelli che rimangono indifferenti di fronte al massacro. L’Occidente è rappresentato da tutte queste persone che rivendicano i principi di fratellanza, umanità e libertà, il cuore della nostra cultura», spiega Claudio Mastrangelo, membro della direzione nazionale del Partito democratico, «il potere in questi mesi li ha negati. E noi oggi, con questa manifestazione, riaffermiamo ciò che hanno smentito. Vedere questa partecipazione è commovente». Sorride anche il segretario regionale della Cgil Abruzzo Molise Carmine Ranieri, principale promotore della manifestazione in regione: «Pensare che siamo riusciti a creare tutto questo in meno di una settimana è un grande segnale. Significa che c’è un popolo che non vuole accettare questa situazione, che non accetta l’inerzia dei nostri governi di fronte al massacro che il governo Israeliano sta portando avanti ogni giorno, tra spari, bombardamenti e la carestia a cui stanno riducendo la popolazione palestinese». L’Abruzzo è qui soprattutto per tutte le donne e bambini barbaramente assassinati, ripetono tutti. E infatti i più piccoli sono i protagonisti: sul ponte del Mare gli adulti dividono il lungo serpente in due file per far passare in mezzo un corteo di bambini che, bandiere della pace in mano, cammina fino all’altra parte del fiume accompagnato dagli applausi generali. A Teramo i ragazzi costruiscono piccole barche di carta con i colori della Palestina per augurare buona fortuna a quelle navi che stanno rischiando molto pur di provare a rompere l’embargo. Ad Avezzano invece, i manifestanti lasciano peluche, giocattoli, scarpe e vestitini come simbolo di tutte quelle vite spezzate da due anni di guerra. Piccoli civili vittime di un conflitto di cui non hanno alcuna responsabilità.
UN PONTE TRA I POPOLI
In una manifestazione, d’altra parte, i simboli sono un’importante forma di comunicazione del messaggio che si vuole lanciare. Niente può essere lasciato al caso. Men che meno il luogo. Per l’iniziativa di Pescara è stato scelto il è stato scelto il ponte del Mare. A spiegarne la regione è Luca Ondifero, segretario della camera del Lavoro di Pescara. È lui che, megafono in mano, guida il corteo: «Siamo qui per esprimere tutto il nostro legame emotivo e spirituale con la popolazione palestinese. E lo facciamo su questo ponte perché i ponti uniscono, creano connessioni, mentre le bombe distruggono. È un ponte anche quello che la Global Sumud Flotilla sta provando a ricostruire navigando verso Gaza. E non smetteremo di far sentire la nostra voce nelle prossime settimane, finché la comunità internazionale non deciderà finalmente di intervenire per fermare questo massacro». Poi Ondifero fa un appello rivolto direttamente a Roma: «Sono in troppi a stare silenzio. Noi vogliamo che tutti i governi, compreso quello italiano che fino a ora non ha fatto nulla, esprimano il loro sostegno alla nostra causa, alla Flotilla e alla popolazione palestinese».
GIROTONDI
Lo stesso concetto viene ripetuto a Chieti dal segretario regionale dei Giovani democratici Saverio Gileno. Nel capoluogo teatino i manifestanti sono di meno, circa un centinaio. Decidono di posizionarsi attorno alle bandiere della pace e della Palestina, adagiate in mezzo alla Villa comunale di Chieti. Come se con le lancette fossero tornati indietro ai primi anni Duemila, quando il movimento dei girotondi difendeva così le sedi delle istituzioni che considerava in pericolo. «Siamo qui oggi per ribadire il nostro sostegno alla Flotilla. E abbiamo avuto il piacere di avere con noi anche Camilla Piredda, della Cgil nazionale, che è venuta qui a esprimere tutto il suo supporto. Quello di oggi è un bel momento», spiega Gileno. Tra la folla c’è anche una signora anziana. Si chiama Elisa, spiega l’importanza di un evento «puramente simbolico, ma fondamentale a far capire che noi ci siamo». Poi, però, ammette: «Non sono molto ottimista, perché non mi sembra che ci sia alcuna possibilità di cambiare le cose, visto il posizionamento del governo italiano e dell’Unione Europa. La speranza che coltiviamo è che termini quantomeno la carneficina, il genocidio che si sta perpetrando a Gaza. È il minimo».
BARCHE DA TERAMO
Le barchette di carta realizzate dai bambini, le bandiere della pace accanto a quelle della Palestina, i fumogeni e “Bella Ciao” cantata forte, fortissimo. È questo lo spettacolo che regala la manifestazione di Teramo. Sono almeno 500 i partecipanti di ogni età e genere che si sono riuniti in largo San Matteo per sostenere l'iniziativa umanitaria della Global Sumud Flotilla. Qui la manifestazione è particolarmente sentita: dalla comunità islamica ai movimenti pacifisti, dalle istituzioni locali alle associazioni che operano nei territori di guerra, dai rappresentanti di partiti di centro sinistra – compreso il sindaco Gianguido D’Alberto – agli esponenti dell'Anpi e della cultura teramana, sembra che l’intera città si sia riunita. Sono tante voci diverse che si uniscono in un solo grido: «Stop al genocidio. Palestina libera». Anche i bambini si uniscono al coro mentre realizzano le barchette in carta che, nel momento clou della manifestazione, sono levate al cielo dalla folla. Come a spingere la Flotilla che in questo momento sta attraversando il Mediterraneo per provare a portare quei generi alimentari e beni di prima necessità che a Gaza non arrivano da mesi.
I PELUCHE
In piazza Risorgimento, ad Avezzano, ci sono almeno 300 persone, ma c’è uno spazio, di fronte all’ingresso della cattedrale di San Bartolomeo, dove non passa nessuno. Ci sono peluche, bambole, scarpe da uomo e da donna. Rappresentano tutti quei civili che hanno perso la vita in questi due anni. «Siamo contenti, perché c’è una grande partecipazione», commenta Francesco Marrelli, segretario della Cgil L’Aquila, «quello che chiediamo, e lo facciamo con forza, e di non fermarci qui. La mobilitazione deve continuare finché le navi della Flotilla non arriveranno a destinazione, finché non sarà veramente difesa la popolazione di Gaza dal genocidio messo che il governo israeliano sta platealmente mettendo in atto. Deve continuare finché tutto questo non finirà. Questo è il nostro obiettivo, e andremo avanti». Serpenti, girotondi, barche e peluche: sono questi i simboli della catena umana che dall’Abruzzo tende la mano ai più deboli e spinge la Flotilla in loro aiuto. È un augurio di buon vento che vale più di mille parole.
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