Di Cesare: quattro mesi per salvare il Patto

Il segretario della Cgil: a giugno capiremo se ci sono risorse per lo sviluppo dell'Abruzzo

PESCARA. «Per giugno dobbiamo avere un quadro della risorse spendibili. Se fra quattro mesi non si raggiungeranno risultati concreti, non dico che il Patto per l'Abruzzo sarà un insuccesso ma significherà che non stiamo facendo nulla per farne lo strumento principale per attraversare questa crisi».

Gianni Di Cesare fa un elenco sintetico delle cose concrete che, entro giugno, dovranno essere messe nero su bianco all'interno del Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo, con sullo sfondo un'esigenza di accelerare tempi e metodi dell'intesa che contrasta però con lo slittamento a data da destinarsi dell'incontro previsto per ieri a Pescara del cosiddetto tavolo di consultazine dei soggetti che ne fanno parte.

«Prima cosa», elenca il segretario regionale della Cgil, «bisona sapere se nel 2012 e nel 2013 ci saranno ancora i soldi per la cassa integazione in deroga. C'è poi l'esigenza di agevolare l'accesso al credito delle imprese abruzzesi; c'è la questione dei 90 milioni per la ricostruzione dell'Aquila che bisogna capire come e quando verranno spesi; e ci sono i 50 milioni per la bonifica dell'ex area industriale di Bussi che vanno impiegati nella maniera più adeguata».

«Il Patto per lo sviluppo», prosegue Di Cesare, «si basa anche sulla specificità della crisi abruzzese a causa del terremoto del 2009. L'intento originario del Patto era anche quello di convincere il governo nazionale a concedere all'Abruzzo una corsia particolare, preferenziale per le sue richieste, a causa della specificità della situazione post-sisma».

L'ingresso dei parlamentrari abruzzesi nel novero dei soggetti del Patto per l'Abruzzo - siglato nell'aprile dell'anno scorso, dal governatore Gianni Chiodi con rappresentanti di sindacati e associazioni del mondo dell'impresa regionale - è al centro della cosiddetta Fase 2 dell'intesa per lo sviluppo: la Cgil è d'accordo?

«Noi non pensiamo che i parlamentari debbano partecipare al Patto, che è uno di quei tipici strumenti di raccordo fra forze sindacali, produttive e istituzioni che sono previsti dallo Statuto della Regione Abruzzo», dice il segretario della Cgil. «Noi siamo dell'idea che in questa materia l'ultima parola spetti al consiglio regionale. Riteniamo che il presidente del consiglio regionale, Nazario Pagano, potrebbe convocare tavoli di raccordo alla maniera dei consigli aperti degli enti locali».

Ma in un momento eccezionale di crisi non è forse utile un rapporto più stretto fra i soggetti del Patto e i parlamentari abruzzesi?

«Il rapporto fra istituzioni regionali e parlamentari è indubbiamente necessario», risponde Di Cesare. «Il presidente Pagano, che giustamente rivendica l'autonomia del consiglio regionale, può avviare anche gli strumenti utili per un confronto. Uno scambio di informazioni è essenziale. Ma questa è cosa diversa dalla concertazione. Non è che noi siamo, un po' scioccamente, gelosi del Patto. Il problema è quello della difesa del principio della rappresentanza che, in questo Paese, si rischia di perdere. Noi, come sindacato rappresentiamo il lavoratori, i pensionati e i disoccupati. Noi aspiriamo a essere un sindacato non corporativo, capace cioè di perseguire anche l'interesse generale del Paese, ma sempre partendo dal principio di rappresentanza e dalla consapevolezza del limite della nostra stessa rappresentanza come sindacato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA