E al largo c’è la piattaforma più «ricca»

La Rospo Mare (29 pozzi) tra Ortona e Vasto ha estratto più petrolio di tutti gli altri impianti italiani

PESCARA. La piattaforma petrolifera Rospo Mare al largo della costa abruzzese, tra Vasto e Ortona, con 29 pozzi attivi, è l’impianto dal quale è stato estratto più petrolio tra le piattaforme nei mari italiani. Il dato emerge dal dossier Legambiente su “Trivella salvaggia”, una ricerca sulle piattaforme attive, i permessi di ricerca, le concessioni in itinere e le nuove richieste che incombono alla luce della liberalizzazione introdotta dal ministro Corrado Passera. Rospo Mare, una delle piattaforme storiche al largo dell’Abruzzo, di proprietà della Edison, ha estratto secondo Legambiente 205.645 tonnellate di greggio nel 2011, più di ogni altro impianto attivo in Italia. Più delle piattaforme Vega o Perla Prezioso al largo della Sicilia delle quali si è ampiamente parlato sulle cronache nazionali. Una produzione che continua ad andare bene dal momento che, sempre secondo Legambiente, nel periodo gennaio-maggio 2012 sono state estratte 76.553 tonnellate di petrolio. Quanto ai permessi di ricerca già rilasciati, 4 interessano la costa abruzzese. Legambiente fa notare tuttavia che ci sono alcuni casi in cui la ricerca di petrolio è andata a buon fine, come dimostrano le richieste per ottenere la concessione di coltivazione dei giacimenti e che riguardano la costa abruzzese con 2 richieste di fronte alla costa teatina, con una istanza di Agip/Edison e una della Medoilgas (attualmente in fase di rigetto di fronte Ortona).

«Un futuro nero, di petrolio, per il nostro mare», afferma Cesare D’Alessandro, vice capogruppo Idv in consiglio regionale, preoccupato in particolare dalle istanze che sono state presentate da due compagnie petrolifere di Singapore per la prospezione in mare, da Ravenna fino alla Puglia: la Spectrum Geolimited e la Petroleum Geoservice Asia Pacific che intendono trivellare 45 mila kmq di mare. «A fronte di tutto ciò chiedo al presidente Gianni Chiodi, con una interrogazione urgente, di far conoscere agli abruzzesi a che punto si trova l'iter autorizzativo delle ultime richieste di trivellazione, di informare l'opinione pubblica sui rischi che corrono il settore turistico e la pesca, ma sopratutto sul rischio ambientale che corre l'Abruzzo», conclude D’Alessandro che auspica infine un incontro con le amministrazioni comunali della costa teatina. (a.mo.)

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