Eurowomen ’07, creditori beffati

Il tribunale autorizza il liquidatore a pagare solo il 13,38 per cento

CHIETI. Volendo, lo scandalo Eurowomen si può riassumere in una percentuale: 13,38 per cento. E’ quanto potranno mettere in tasca i 163 creditori chirografari che da anni aspettano i soldi. La richiesta complessiva ammontava a 7.473.703,78 euro. A disposizione del liquidatore, però, c’è solo un milioncino.
Il tribunale civile di Chieti, sezione civile, lo scorso 25 gennaio ha autorizzato Giancarlo Tittaferrante, liquidatore del Comitato organizzatore Chieti 2007, a comunicare il piano di riparto ai creditori che, di certo, saranno rimasti molto delusi ma non sorpresi perché la situazione di sfascio era chiara a tutti. Si può parlare di un’altra macchia indelebile sulla virtuale canotta di Eurowomen, il campionato europeo di basket femminile svoltosi quasi tre anni fa nel Chietino.

I creditori chirografari, o meglio quelli che non hanno alcun tipo di garanzia reale (quindi, pegno, ipoteca o fideiussione), dovranno accontentarsi di incassare solo il 13,38 per cento delle somme realmente maturate. Come si evince dalla tabella a destra, si tratta di imprenditori che operano nei campi più disparati: pubblicità, ristorazione, trasporti, sport e chi più ne ha più ne metta. Non mancano aziende a capitale pubblico: la Sangritana porterà a casa poco più di 23mila euro invece di 176.146. «Mi hanno dato per bugiardo, ma bugiardi sono stati altri», dice l’assessore regionale all’Agricoltura Mauro Febbo, il grande accusatore del Comitato organizzatore guidato dal presidente Mario Di Marco e dal legale rappresentante Umberto Aimola.

«Una pessima gestione, ecco di cosa parliamo. Le cifre sono spaventose: solo per i creditori chirografari c’è un buco superiore ai sei milioni di euro. Sui contribuenti si scateneranno anche altri costi. Alludo ai professionisti coinvolti nelle ristrutturazioni dei palazzetti: non essendo stati pagati, si rivarranno sui Comuni accusandoli di illecito arricchimento. A questo triste scenario vanno aggiunti i 5 milioni di euro versati in più dalla Regione per abbassare il livello dei debiti. Altri soldi degli abruzzesi, purtroppo. Se questa fosse un’azienda privata, sarebbe in bancarotta». Nel buco nero non sono finite solo le aziende locali. La Berletè snc, impresa comasca che, tra le altre cose, realizza i tabelloni luminosi per impianti sportivi, ci ha rimesso l’osso del collo: vantava un credito di 1.154.339,20 euro (dopo la compensazione di 48mila euro per la sponsorizzazione) e potrà incassare solo 154.452 euro.