FARE LUCE SULLA RICOSTRUZIONE

Ma che cosa vogliono ancora gli abruzzesi? La domanda, evidentemente retorica, contiene già la risposta: hanno avuto tutto, questi terremotati; le case piene di ogni cosa - pure la bottiglia di spumante - lenzuola e televisore al plasma. Perché dunque ora protestano?

L’Italia intera non ha forse visto in tv tagli di nastri, inaugurazioni, foto ricordo di famigliole sorridenti e scolaresche plaudenti? Chi oggi scende in piazza dunque non può che essere un fomentatore, un anti-italiano. E vai con gli insulti, come è accaduto su un sito vicino al Pdl.

Che cosa vogliono gli abruzzesi? La frase in sé è già una ferita. L’Aquila, infatti, è città fantasma. Non è un giudizio personale; è l’analisi fatta a fine anno dal Censis, il maggior istituto di ricerca sociale del nostro paese. Il centro storico un cumulo di macerie: 4 milioni di tonnellate accatastate lì, come nei giorni del dolore e della paura. Le vedono con i loro occhi gli aquilani, lo sanno bene i lettori del nostro giornale che giorno dopo giorno sta documentando il balletto di responsabilità tra protezione civile e sindaci, errori del Comune, interessi piccoli e grandi. Conclusa per tempo e bene la fase acuta, quella dell’emergenza primaria, smantellate le tendopoli, ora tutti i problemi legati alla ricostruzione vera stanno lì pesanti come i sassi.

L’enfasi propagandistica berlusconiana - tutto a posto, tutto fatto - ha creato un corto circuito tra la rappresentazione e la realtà. Tra i terremotati - migliaia ancora negli alberghi - si diffonde un senso di frustrazione. Il ragionamento è semplice: se dicono che i nostri problemi sono stati tutti risolti, vuole dire che non verranno mai affrontati. In questo clima di sconforto anche le cose positive finora fatte finiscono per passare in secondo piano.

E, com’era prevedibile, la campagna elettorale è destinata ad accentuare ancora i toni propagandistici. L’Italia intanto scopre a fatica che il”miracolo abruzzese” è meno scintillante di quel che si è voluto far credere. Provo ad elencare sommariamente le questioni. Delle macerie già si è detto. Incombe invece un’altra scadenza terribile, quelle delle tasse. A metà anno scade la sospensione: da luglio dunque ogni cittadino del «cratere» tornerà a pagare la tassazione corrente più il rateo arretrato; una stangata insopportabile per le famiglie e la disastrata economia locale. Centro storico, seconde case e alloggi B e C: il commissario Chiodi ha risposto in settimana alle cinque domande formulate sul Centro dal nostro Giustino Parisse. Ognuno naturalmente si è fatto la sua idea.

A me pare che le autorità commissariali al momento hanno ancora da chiarirsi le idee sul da farsi a breve come a lungo termine. La trasparenza degli atti: «quelli che ridevano» ci fanno orrore ma - malgrado le rassicurazioni - sono già sbarcati qui. Il Centro ha documentato l’errore cui è stato indotto un uomo prudente e autorevole come Gianni Letta. L’opera di informazione di una stampa libera è fondamentale. La democrazia è più forte se si forma un’opinione pubblica consapevole.

Forse non impedirà ai «comitati d’affari» di trafficare senza scrupoli, ma probabilmente ne renderà meno facile e agevole l’attività. Delle proprie azioni non si risponde solo in sede penale, ma anche nel consesso civile. Così, almeno, va il mondo nelle democrazie occidentali. Per questo ritengo che Gianni Chiodi, persona perbene, debba fare «outing»: un’inchiesta giornalistica dell’Espresso lo indica come sindaco (supplente, per giunta) di una società teramana che ha avuto una commessa per il G8. Il fatto ormai è noto. Nulla di penalmente rilevante. Lo stesso imprenditore, Giulio Pedicone, ha raccontato ieri al Centro la sua versione dell’appalto. Chiodi è un commercialista stimato, ha avuto tanti clienti e consulenze importanti.

Frutto di anni di lavoro e di una reputazione conquistata sul campo. Renda pubblici ora i nomi degli imprenditori e delle società con cui ha lavorato in tempi recenti. Lo dica adesso, senza imbarazzo. Per evitare imbarazzi futuri. Così anche Massimo Cialente spieghi in modo chiaro, una volta per tutte, perché nel dopoterremoto è stato ospitato in un lussuoso residence sulla costa teramana. Questioni di sicurezza? Quali? Ci sono già troppi veleni in giro. Proviamo a eliminarne qualcuno, se possibile.