Frassica "maresciallo", da Cecchini a Patò

L'attore della serie "Don Matteo" protagonista del film tratto dal romanzo "La scomparsa di Patò"  di Camilleri. Gira anche una nuova fiction con Giulio Scarpati "Cugino & cugino" nella quale interpreta uno scapestrato cinquantenne. "Mi piace stare in divisa. Anche nel film con Depp e Jolie lo sono: faccio la guardia municipale"

Cinema - con la prima trasposizione sul grande schermo di un romanzo di Camilleri e una piccola parte in un film internazionale al fianco di Johnny Depp e Angelina Jolie - e televisione (con un nuovo progetto insieme a Giulio Scarpati e dopo l'estate con una nuova serie di Don Matteo), sono gli impegni pressanti del messinese Nino Frassica. L'attore siciliano, 60 anni a dicembre, ne ha parlato con il Centro.

Camilleri è un grande autore per tutti gli italiani, ma per un siciliano cosa rappresenta?
«Trent'anni fa dovevo fare uno spettacolo con lui ma non venni preso, era un piccolo ruolo. Ora invece sono il protagonista del primo film per il cinema tratto dalla sua opera. Sono contento, naturalmente».

Vuol parlare della «Scomparsa di Patò?»
«E' un romanzo che sembra nato per il teatro, ma c'è anche abbastanza azione. Neri Marcore fa Patò mentre io e Casagrande lo cerchiamo. Questa coppia è in continuo conflitto. Lui è napoletano e per me viene dal nord. Lui è un poliziotto e io un carabiniere. Ma questo conflitto, poi, lavorando per lo stesso "padrone", cioè per la gente, si trasforma e in realtà diventiamo molto amici. Rocco Mortelliti, il regista, ha lavorato bene, ha studiato e approfondito il testo per anni, mi pare un progetto molto curato e sono felicissimo di averlo fatto».

Cosa ha letto di Camilleri?
«Beh, naturalmente ho letto abbastanza Montalbano. Guardi, per le caratteristiche del personaggio pensavo che l'avrei potuto interpretare anch'io. Poi quando hanno scelto Zingaretti, romano, e il regista Sironi, milanese, le dico che francamente ho storto un po' il naso. Pensavo: ma che ci capiscono questi due della Sicilia? E invece mi sono dovuto ricredere, ci capiscono eccome, sono bravissimi».

Ha girato anche «The Tourist», con Johnny Depp e Angelina Jolie. La Jolie si è già innamorata di lei?
«Sì (ride), mi perseguita, non riesco a togliermela di torno. Non so se devo andare a denunciarla. No, quei film internazionali sono delle piccole coincidenze, sono come dei sorteggi. Quelle sono piccole partecipazioni. Le produzioni arrivano da fuori, dall'America o da qualsiasi altro Paese e quando devono girare in Italia hanno bisogno di piccole "facce" di italiani (The tourist è stato girato in buona parte a Venezia, ndr). Mi piace Depp mentre il regista è davvero fenomenale».

Sta girando una serie per Raiuno con Giulio Scarpati, «Cugino & cugino», si legge nelle note dell'ufficio stampa: il meglio di Don Matteo e di Un medico in famiglia. Vuole anticipare qualcosa?
«Io sono il cugino pecora nera, lui è quello buono, ma non è detto che alla fine sia lui il migliore. Sono tanti episodi e io sono uno scapestrato, disoccupato a 50 anni, sono l'italiano medio. Il mio ruolo è da commedia italiana con le dovute proporzioni, ovviamente. Noi facciamo fiction e nella fiction si corre da mattina a sera».

Ma c'è una sorta di destino da carabiniere nella sua attività?
«In Patò sono il maresciallo dei carabinieri, in Don Matteo sono il maresciallo Cecchini, anche in The Tourist sono in divisa, guardia municipale».

Si trova bene in divisa?
«Sì, mi piace, proprio. Io sono un ammiratore di poliziotti, carabinieri. Ne ho fatti tanti, tra commissari e marescialli».

Quanto Frassica c'è nel maresciallo Cecchini di «Don Matteo»?
«Quasi tutto. Cecchini è una persona per bene e io lo sono, lui ama stare in mezzo alla gente, e così sono io. Non sono padre, però se lo fossi mi comporterei come lui. Cecchini all'inizio era "un" maresciallo. Poi insieme ai registi che si sono alternati l'abbiamo fatto somigliare di più a me. Credo che ampliare il lato comico di una fiction nata come un giallo sia stata un'idea vincente. La verità è che stiamo raccontando la provincia italiana. Certo, appare il crimine ma è solo un pretesto».

E la figlia di Cecchini sposerà finalmente il capitano?
«La figlia? No, non lo sappiamo se si sposerà. Il mistero verrà svelato solo alla fine della serie 8. Ma la stanno stanno scrivendo in questo periodo. A dicembre torneremo a girare».

Quale genere televisivo guarda volentieri?
«Sono campione mondiale di zapping, riesco a vedere tutto. Sono molto curioso. In alcuni varietà, anche se non mi piace l'intera trasmissione, vado a beccare dei tipi che mi piacciono. Su Sky ti fai un giro e trovi qualche bel film. Poi c'è la comicità involontaria di tante tv. Mi piace la quantità dell'offerta. La qualità, invece, è compito nostro andare a trovarla».

C'è un comico in particolare che le piace?
«Sì, ce n'è uno fantastico, si chiama Maccio Capatonda».

E' di Vasto, lo sapeva?
«No, non lo sapevo. Quindi non l'ho detto perché sto parlando a un giornale abruzzese. Per me Capatonda è davvero geniale».

Cosa conosce dell'Abruzzo?
«Poco, purtroppo. Sono stato premiato al Flaiano di Pescara ma non ho visto molto bene nemmeno la città. Sa cos'è? Spesso andiamo in giro ma ci portano con una macchina al locale, al teatro, poi ci riportano in albergo e il giorno dopo sei già da un'altra parte. Purtroppo l'Abruzzo è ancora poco set. Grazie a Don Matteo, per esempio, conosco bene l'Umbria. Facendo Patò ho apprezzato meglio una zona della Sicilia che non conoscevo bene (la zona di Agrigento, quella originaria di Camilleri)».

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