Fuga al Nord di 120mila laureati

Dossier Meridione di Bankitalia: il Sud è fermo ma l’Abruzzo si salva.

L’AQUILA. Tra un anno ricorre il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Ma lo squilibrio tra Nord e Sud, allora emerso e che va sotto il nome di questione meridionale, purtroppo, è ancora ben lontano dall’essere colmato. Come emerge da un’approfondita indagine della Banca d’Italia. L’esito della ricerca è stato illustrato nella sede della Facoltà di Economia dell’Università dell’Aquila da Daniele Franco e Luigi Cannari. Un lavoro, di oltre 700 pagine, condotto con grande rigore, che, oltre ad analizzare le cause che hanno frenato lo sviluppo del Mezzogiorno, indica anche le misure da adottare per il superamento del divario tra Nord e Sud. Presenti all’incontro Giovanni Alfieri, direttore della filiale dell’Aquila della Banca d’Italia e Fabrizio Politi, preside della Facoltà. Ecco in sintesi la situazione del Mezzogiorno.

Il prodotto pro capite è del 58% rispetto a quello delle regioni del Centro Nord. In Lombardia addirittura è il doppio di quello della Calabria. La mancanza di lavoro, ogni anno, spinge 120mila persone, soprattutto giovani laureati e diplomati ad emigrare al Nord. Il lavoro sommerso costituisce il 20% dell’occupazione complessiva, mentre nel Centro Nord è dell’8-9%.
Nel settore manufatturiero gli occupati oscillano tra il 3 e il 4%, mentre in Abruzzo sono il 9,6%: «un’anomalia», ha osservato Daniele Franco. Inferiore risulta poi la qualità dei servizi pubblici: scuola, sanità, funzionamento della giustizia.

Il malfunzionamento della sanità spinge tante persone a farsi curare al Nord. L’Abruzzo, però, è stato osservato, è tra quelle Regioni che ospitano pazienti provenienti dal Sud. Un segno dell’eccellenza della sanità abruzzese.
Nel Mezzogiorno, poi, mancando le strutture assistenziali, si registra un elevato numero di ricoveri negli ospedali, con conseguente crescita della spesa sanitaria.
Rilevanti differenze sono state evidenziate nel funzionamento della giustizia. Nel 2006 la durata dei processi di primo grado nel Mezzogiorno era di 1.209 giorni per quelli ordinari e di 1.031 per quelli di lavoro. Nel Centro Nord scendevano a 842 e 521 giorni.

Un ruolo importante nel mancato sviluppo del Mezzogiorno ha avuto la criminalità organizzata. «La criminalità», ha rilevato Luigi Cannari, «altera le condizioni di concorrenza, condiziona il comportamento delle imprese legali, accresce la sfiducia tra i cittadini e le istituzioni, frena la formazione del cosiddetto capitale sociale e accresce il costi del credito». Cannari si è soffermato anche sulla politica regionale a favore del Mezzogiorno. «I risultati ottenuti però», ha osservato, «sono stati inferiori agli obiettivi.

Inoltre, l’effetto delle misure di incentivazione degli investimenti è stato modesto e la programmazione negoziata non ha avuto effetti significativi sulla crescita dell’occupazione». Secondo Lelio Iapadre, docente della facoltà di Economia all’Aquila, per stimolare la crescita del Mezzogiorno bisognerebbe pensare a politiche di attrazione delle multinazionali e degli immigrati. «Un sistema che ha paura dell’immigrazione», ha detto il professor Iapadre, «ha paura del proprio futuro».