Gente d'Abruzzo. Lui pastore, lei fa la lana: "Noi siamo felici così"

15 Agosto 2015

Valeria e Ovidio vivono a Barisciano e gestiscono un’azienda agrozootecnica che vende a catene specializzate di tutta Italia: ma il reddito qui non è tutto

L'AQUILA. Forse il primo bacio se lo sono dato in un ovile, fra centinaia di pecore belanti durante la tosatura. Valeria Gallese, che tutti, da Barisciano a Campo Imperatore conoscono come "l'imprenditrice della lana", lascia all'immaginazione il racconto della sua storia d'amore nata fra le montagne, lontano dalle discoteche.

E' la storia dell'incontro, dieci anni fa, di una studentessa di Veterinaria, sezione zootecnia, e appassionata di lana, con il giovane pastore Ovidio Damiani, che poi è diventato suo marito. Adesso gestiscono insieme un'azienda agrozootecnica e una famiglia con due figli di sette e tre anni. In pochi ci avrebbero scommesso. «E invece», racconta Valeria, «la voglia di realizzare un sogno e di seguire la strada delle nostre passioni ci ha permesso, pur fra mille difficoltà economiche e personali, di avviare un'azienda che cresce ogni anno». Con la produzione di una tonnellata e mezza di lana sucida (grezza) che frutta 500 chili di lana raffinata pronta alla vendita ogni anno, che Valeria tinge personalmente. Un'attività a conduzione familiare, dove l'obiettivo è «stare bene, fare una vita di qualità, in mezzo all'aria buona, consumando carne genuina e prodotti della terra». E a fare da base a questa semplice "scoperta", è uno dei mestieri più antichi della storia dell'uomo: la pastorizia «fatta come cento anni fa».

VITA DA PASTORE. La famiglia di Ovidio si occupa di allevamento di ovini da generazioni, e lui fin da bambino ha imparato a governare un gregge. Oggi ha 400 ovini della razza "merinizzata italiana da carne". «Mio marito considera le pecore come il suo capitale e non lo lascia in mano ad altri». Quello del pastore non è un lavoro facile. «A volte rincasa alle undici di notte. Però troviamo sempre il tempo di stare insieme», ironizza, «abbiamo avuto anche due figli...».

"L'AQUI-LANA". Il lavoro di Valeria comincia con la tosatura delle pecore, una volta l'anno, a primavera. «Scegliamo solo la parte migliore del gregge, e riotteniamo un filato più soffice e morbido rispetto al passato». Valeria è riuscita anche a "farsi trovare" dalla catena di aziende specializzate nella vendita di generi alimentari italiani di alta qualità fondata da Oscar Farinetti, " Mr. Eataly", che l'ha voluta con uno spazio espositivo dedicato e un contratto di un anno. «Ero incinta», ricorda Valeria, «e l'unico prodotto naturale che usavo per tinteggiare era il Montepulciano d'Abruzzo. Eataly in quel momento stava cercando di raccogliere tutti i possibili utilizzi di questo vino, imbattendosi nel mio blog».

GENETICA. «Abbiamo fatto in modo che alcune caratteristiche estetiche s'imprimessero nel patrimonio genetico delle generazioni successive di ovini tramite accoppiamenti, sempre naturali, ma con l'introduzione di arieti migliori per la produzione di lana». Poi il filato viene inviato a un consorzio di esperti del settore tessile che si trova a Biella, che trasforma mediante pettinatura la lana (si tratta di un processo molto raffinato) che ne aumenta la qualità. La quale torna a Barisciano in "rocche" da un chilo. «E' mia cura confezionare i gomitoli e le matasse da 100 grammi, in colore naturale, oppure tinte a mano e con piante, radici, fiori, foglie. Insomma, le cosiddette piante tintorie».

Per produrre il giallo, per esempio, Valeria usa l'elicriso (ottimo per le tisane), la camomilla del tintore e l'iperico. Il rosso viene dalle radici di robbia (usate per fare il sapone) e il blu è tratto dal guado. «Dal maggio scorso ho una bottega della lana nell'albergo diffuso Sextantio di Santo Stefano di Sessanio. Si vende molto, c'è un continuo via vai di persone», spiega Valeria. Passo dopo passo è un sogno che si realizza. «Le aziende agricole hanno il problema dei piccoli redditi, necessari per la sussistenza della famiglia, e se ne manca uno nascono problemi», prosegue. «Adesso il valore della lana è quintuplicato e ci possiamo permettere di ottenere un reddito e anche di pensare a una crescita dell'azienda».

"PECUNIA". Valeria Gallese è anche vice presidente dell'associazione "Pecunia". Nata da un progetto del Parco nazionale del Gran Sasso, mette insieme decine di allevatori abruzzesi, garantendo un prezzo più congruo al valore della lana prima svalutata.

GENUINITÀ DA DIFENDERE. Per aziende come quella di Barisciano, occorre difendere i prodotti genuini e locali da quelli spacciati come tali, ma in realtà realizzati altrove, o con prodotti non naturali, dalla lana alla carne e così via. Come l'agnello venduto come abruzzese mentre tale non è. «Una consuetudine che sfocia nella frode e che avrebbe bisogno di più controlli», dicono gli allevatori abruzzesi.

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