Giacomelli: scelta la città più avanzata per la connettività

Il sottosegretario al Centro: lo Stato vuole accompagnare uno sforzo intelligente di ricostruzione non soltanto fisica

L’AQUILA. «Perché L’Aquila? Perché il governo vuole accompagnare il capoluogo d’Abruzzo in uno sforzo intelligente di ricostruzione non soltanto fisica». Parola del sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli (nella foto), che sarà oggi (alle 10.30 nell’aula magna di Scienze umane dell’Università dell’Aquila) ospite nel capoluogo abruzzese al convegno “5G@AQ - l’avvio della sperimentazione tecnologica 5G nella città dell’Aquila”.

Onorevole Giacomelli, perché il governo ha scelto L’Aquila per sperimentare il 5G?

«Devo fare una premessa. L’Europa chiede a ogni Stato di avere una città in 5G entro il 2020. Noi abbiamo rilanciato rispetto alle richieste dell’Europa: di città ne abbiamo scelte cinque. Una metropoli del Nord, per il suo enorme livello di connettività, Milano; uno dei più grandi distretti tessili d’Europa, Prato; e una grande città del Mezzogiorno, Bari, dove la connettività è alta. Poi abbiamo scelto Matera, per il suo ruolo culturale riconosciuto a livello mondiale, e L’Aquila, perché il governo vuole accompagnare il capoluogo d’Abruzzo in uno sforzo intelligente di ricostruzione non soltanto fisica, delle mura».

L’Università ha un ruolo importante?

«All’Aquila è stato preso un impegno con gli amministratori e con l’Università. La scelta dell’Aquila è di posizionare nel cuore della città ricostruita l’Università, simbolo della tensione verso il futuro. Per questo la città meritava tutta l’attenzione da parte dello Stato».

Nella pratica cosa cambierà con il 5G e quali saranno i benefici?

«Il 5G non è un’evoluzione del 4G, ma è una nuova piattaforma, che cambierà radicalmente non solo la vita delle aziende, la telefonia, la tv, l’informazione, ma anche la vita delle persone, del sociale, dei trasporti, della logistica, del mondo culturale. Dall’Aquila partiranno servizi irradiati in tutto il mondo».

Facciamo un esempio?

«Può essere la sanità: servizi agli anziani e malati cronici. Un altro esempio: la logistica, con i mezzi per trasporto merci senza conducente, ma pilotati da una stazione remota (negli aeroporti di Londra da tempo le navette sono in funzione senza conducente)».

Quali ricadute occupazionali ci saranno per L’Aquila e l’Abruzzo? Eventuali aziende potrebbero essere attratte solo dal bando del 4% per il terremoto?

«Si tratta di uno sviluppo occupazionale che viene alimentato da un nuovo tipo di lavoro. Il colosso cinese Zte, che vuole investire, ha detto in un incontro che vuole fare dell’Italia un punto di riferimento per tutta l’Europa. Non credo sia attirato dal 4%. L’investimento è sull’Università e sulla connettività. A questo guardano le aziende. Ci saranno ricadute importanti a livello occupazionale. E sono sicuro che le città scelte, non solo L’Aquila, porteranno beneficio a tutto il territorio. Come governo dobbiamo fare in modo che l’Italia non sia solo terra di mercato per le grandi aziende mondiali, ma diventi il centro che ricerca, sviluppa e produce alta tecnologia. La scelta dell’Aquila va proprio in questo senso: la città è avanti rispetto al discorso della connettività e della fibra, perché negli anni passati ha investito, insieme all’Università».

Qualche maligno sostiene che è stata scelta Prato perché è la sua città...

«Prato era la terza città dell’Italia centrale, dopo Roma e Firenze, grazie al suo grande polo manifatturiero, molto prima che io entrassi in questo governo. Anche Prato, come L’Aquila, è avanti nella scelta di connettività e fibra».

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