Parla Riccardo Chiavaroli (Forza Italia)

«I miei amici dicevano: siamo certi di te, ma...»

PESCARA. Consigliere Riccardo Chiavaroli, ha visto? Per lei il pm ha chiesto l’archiviazione. «Lo apprendo adesso, neanche il mio avvocato sa della cosa». A volte la stampa arriva in anticipo......

PESCARA. Consigliere Riccardo Chiavaroli, ha visto? Per lei il pm ha chiesto l’archiviazione.

«Lo apprendo adesso, neanche il mio avvocato sa della cosa».

A volte la stampa arriva in anticipo...

«Questo è un brutto vizio ed è la cosa che mi ha più disturbato di tutta la vicenda. Appresi dai giornali di essere indagato. I miei genitori lo seppero dalla televisione.»

E come reagirono?

«Mah, mi conoscono. Però...»

Però?

«Penso a quello che dicevano i miei amici: “Noi ti conosciamo non abbiamo dubbi, su di te metteremmo la mano sul fuoco, però se hanno aperto un’inchiesta qualcosa in Regione dev’esserci”».

E invece non c’era niente?

«Lo dissi all'inizio: credo che l’indagine fosse infondata. Non è una critica ai pm, loro erano tenuti ad aprire l’indagine, ma non c’era sostanza sia per le cifre (a me si contestavano 20 euro), che per le modalità...»

Però l’impatto mediatico è stato forte.

«Beh, era già scoppiata la storia di De Fanis, c’era la camera di Chiodi. Questa inchiesta ha danneggiato noi singolarmente, ma ha gettato un inutile discredito su tutta la classe politica abruzzese, alimentando un clima di disfattismo che non meritavamo, e che ha penalizzato Chiodi e tutto lo schieramento di centrodestra».

Qualche schizzo è andato anche dall’altra parte.

«Io che ci tengo alla politica dico che l’indagine ha danneggiato tutta la buona politica».

Non vi ha favorito il caso del Lazio o della Lombardia.

«È chiaro che quello era un filone nazionale. Si diceva: tutte le Regioni hanno fatto spese pazze, possibile che l’Abruzzo no? Ma qui nessuno ha comprato mutande o vibratori con i soldi pubblici».

C’è stato qualche problema nella rendicontazione?

«No perché le nostre spese venivano verificate da revisori dei conti esterni e poi andavano alla Corte dei Conti. Le spese su cui si è basata l’indagine erano già revisionate e accettate senza obiezioni. Il meccanismo funziona».

Oggi però tutte le Regioni sono moralmente screditate.

«È vero e qui è in ballo la loro stessa esistenza. Io comunque da radicale sono sempre stato contrario a qualsiasi forma di finanziamento pubblico. Anche le Regioni non devono dare soldi ma servizi. Ricordo che ebbi una polemica fortissima con Maurizio Acerbo per gli iPad. Io sostenevo che la Regione non doveva darmi i soldi ma l’iPad perché ci lavoro. E così deve essere: computer, sale gratuite, servizi. Mai soldi».

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