«I nostri 300 giorni vissuti in povertà»

I lavoratori: Angelini non vincerà, dovrà pagarci gli stipendi che ci deve.

PESCARA. Le voci della disperazione riecheggiano dalla profondità di nove mesi senza stipendio. Sono le voci dei dipendenti del Gruppo Villa Pini, di proprietà della famiglia Angelini, impegnati in una vertenza che ha portato centinaia di famiglie allo stremo. «C’è chi ha perso la casa, c’è chi ha dovuto rinunciare anche ai figli che sono stati dati in custodia. Non ci sono soldi per mangiare e, se sopravviviamo con poche centinaia di euro, è solo grazie alle pensioni di nostri anziani genitori, o soldi dei parenti».

La grande rabbia
La rabbia dei lavoratori è tanta ma non sono disorientati, anzi. «Abbiamo le idee chiare», dicono alcuni infermieri, «sappiamo chi ha giocato sulla nostra pelle. Angelini è un uomo molto potente, lo è ancora ed ha aggangi ovunque. Basta vedere cosa è accaduto». A parlare sono infermieri, fiosterapisti, assistenti sociali. Persone che vedevano in Angelini un punto di riferimento un imprenditore “padre padrone” e negli anni passati per lui avevano lottato per i soldi della Regione. Ora sono i dipendenti che lo accusano.

«Non si è fatto vivo una sola volta, ha disertato tutti gli incontri con la Regione e i prefetti», dice Fulvio fisioterapista, «ha disertato anche l’incontro con il presidente della Regione Chiodi, non vuole nemmeno farci avere la cassa integrazione. Una “elemosina” di Stato che a lui non sarebbe costato nulla ma a noi ci avrebbe permesso di sopravvivere».
«Sono sposato», racconta ancora Fulvio, «ho due figli e un disabile aziano in casa. Per fortuna mia moglie ha un piccolo lavoro part time. I figli sono una ragazza di 14 anni e un ragazzino di 7. Finora abbiamo messo fondo ai risparmi. Ma questi sono finiti parecchi mesi fa per cui si è passati alle rinunce, ai tagli. Niente per i ragazzi, niente nemmeno per i genitori. Abbiamo già chiesto prestiti ad amici e parenti e quindi siamo indebitati.

Ho un mutuo per la casa e dobbiamo racimolare soldi per la rata mensile. Ho la macchina rotta ma devo continuare a lavorare per le cure da fare a domicilio. La notte dormo quattro ore, per il resto penso a come affrontare la giornata. Quando non ci sono i soldi è davvero difficile, quando poi sai che hai lavorato e che i tuoi soldi non ci sono è ancora più difficile allontanare la rabbia. Vado a lavorare con un carico di ansia e mi rendo conto che non posso andare molto avanti così. La nostra storia di dipendenti di Villa Pini va avanti non da 9 mesi ma da anni. Con stipendi a singhiozzo e i disagi subiti».

La vendita.
«Il mio auspicio», dice un altro lavoratore che non vuole rivelare il nome, «è che arrivi una società, qualunque essa sia. Lo dico perchè il clima è tesissimo e c’è il rischio che accada qualcosa di irreparabile».
«Angelini non ha nessun contatto con i suoi lavoratori non ha nemmeno la buona creanza di farsi sentire, e cercare di riallacciare dei rapporti», riprende il fisioterapista Fulvio, «a noi è sembrato che si avvicinava una soluzione e alcune volte sembrava a portata di mano. Ma è sempre accaduto qualcosa all’ultimo minuto.

Io ricordo la mattina che il prefetto dell’Aquila aspettava Angelini, era il giorno che si poteva arrivare al commissariamento delle strutture, quella mattina la procura di Pescara ha fatto scattare il sequestro di parte dell’azienda. Per non parlare dell’indecenza di Angelini di non essersi presentato mai a discutere con la giunta regionale per farci accedere alla cassa integrazione che a lui non costava nulla ma avrebbe almeno salvato la faccia nei nostri confronti».

Il dolore delle donne
Tante le donne finite sotto il treno della vertenza Villa Pini. Sono le più combattive ma anche le più fragili. Tensioni familiari, la lotta con i figli, la voglia di avere un filo di ottimismo. «Sono divorziata con due figli a carico, di 18 e 14 anni», racconta una dipendente che si vuol far chiamare “lavoratrice disperata”, «i ragazzi hanno tutti i problemi che possono avere gli adolescenti. Ho fatto per loro sacrifici per mandarli al liceo, ma da mesi devono rinunciare a tutto, dalla gita scolastica a un regalino per la festa di compleanno di un amico. Mentre esco per andare a lavorare e prendere il pullman “la mamma non ha soldi”. Noi continuiamo a garantire il servizio con il sorriso sulle labbra.

Mi auguro che finisca bene perchè il fondo lo abbiamo toccato da tempo. La Regione sta facendo la sua parte ma Angelini ha tante conoscenze, ha tanti rapporti che si è comprato tutti. Lo abbiamo scritto anche su uno striscione. Se in Italia non si paga una multa o una tassa ti saltano addosso, nel caso di Angelini troppi guardano altrove, o fanno finta di non vedere e capire qual è il problema. Ma noi dipendenti in questi anni abbiamo lottato assieme ed ora siamo più uniti e, malgrado che siamo poveri e umiliati, sappiamo che vinceremo questa battaglia».