Il presidente del Tar: politici ostili ai controlli

Inaugurazione dell'anno giudiziario, Mastrocola critica i ritardi nell'applicare le sentenze

L'AQUILA. Il presidente del Tar, Cesare Mastrocola, bacchetta politici, enti locali e burocrazia. Lo ha fatto nella sua relazione sullo stato della giustizia amministrativa in Abruzzo in occasione della inaugurazione dell'anno giudiziario, cerimonia che si è tenuta ieri mattina all'Aquila. Tra i tanti problemi della giustizia quello ormai annoso di carenza di personale amministrativo e magistrati. Nonostante questi disagi lo smaltimento dell'arretrato è visibile.

«La pubblica amministrazione italiana presenta criticità molto rilevanti, in particolare la «ancora non attuata modernizzazione» e il «rigido ossequio delle forme» che alimenta «quel concetto di burocrazia che tanto spaventa i cittadini e le imprese».

Questo uno dei punti salienti della relazione del giudice Claudio Mastrocola. «Il potere politico», ha aggiunto, «mostra ormai una crescente insofferenza verso il controllo dei propri atti da parte del giudice ordinario, amministrativo e del giudice delle leggi», ma per Mastrocola «l'intervento del magistrato quando viene richiesto, non significa intromissione». «Al contrario», dice ancora il presidente del Tar, «va affermato che i controlli sono elementi essenziali di un sistema democratico e allora l'intervento del giudice non è intromissione». Quanto ai numeri, nel 2011 il Tar abruzzese ha valutato 792 ricorsi contro i 719 dell'anno precedente. Ha definito 874 affari, cui vanno aggiunte 550 pronunce in fase cautelare per un totale di 1.424 provvedimenti giurisdizionali pubblicati.

«Continua pertanto il trend positivo nell'erosione dell'arretrato», ha evidenziato il presidente.

Soffermandosi ulteriormente a parlare dei buoni risultati ottenuti sullo smaltimento delle cause il magistrato ha detto che «sono risultati degni di rilievo in quanto ottenuti con un numero di magistrati carente del 40 per cento rispetto all'organico previsto. Colgo l'occasione per rivolgere il mio ringraziamento ai colleghi che hanno lavorato in condizioni difficili, sino al limite del tollerabile, al segretario generale e al personale di segreteria che, sia pure a ranghi ridotti, hanno dimostrato un senso del dovere, uno spirito di servizio e uno spirito di sacrificio sorprendente».

Critiche inoltre per la «evidente riottosità che dimostrano le pubbliche amministrazioni nell'eseguire le pronunce del giudice amministrativo».

«Continuo a essere convinto come ho sottolineato anche lo scorso anno», aggiunge, «che la riottosità degli enti nell'eseguire le sentenze può essere in parte dovuta all'obiettiva difficoltà di conformarsi, almeno nei tempi pretesi dall'interessato, soprattutto quando il "dictum" del giudice va a incidere sulla fase procedimentale mettendo eventualmente nel nulla una prassi amministrativa da tempo seguita e ormai da tempo consolidata. Per tenendo conto di questo resta tuttavia il fatto che i giudizi di ottemperanza e di esecuzione rispetto allo scorso anno sono quasi triplicati passando da 20 a 49».

«Continua a essere troppo alto», si legge ancora nella relazione, «il numero dei ricorsi proposti avverso il silenzio-inadempimento della pubblica amministrazione, rinforzando in tal modo la sensazione che quest'ultima oggi non sia in grado di far fronte alle esigenze dei cittadini e del sistema produttivo con un servizio adeguato specie a fronte di costi che nonostante i continui tagli gravano ancora sul bilancio dello Stato».

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