In piazza contro il petrolio abruzzese

18 Aprile 2010

Oggi manifestazione a San Vito. Raccolta di firme del Pd sulla legge anti-Centro Oli

PESCARA. Cittadini, movimenti, sindaci, ambientalisti, partiti. Saranno in molti oggi a scendere di nuovo in piazza a San Vito per difendere l’Abruzzo dalla «deriva petrolifera» ed evitare che la regione verde d’Europa diventi la regione più perforata del continente.

«Due giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 7 aprile dell’istituzione della riserva Torre del Cerrano (vedi pagina a lato ndr) la società Petroceltic ha chiesto nuove concessioni al largo dell’area protetta». Il sindaco di Pineto Luciano Monticelli sintetizza così l’impotenza delle amministrazioni locali di fronte a decisioni che vengono prese altrove e sulle quali le comunità locali hanno poco da dire. «Noi sindaci ci troviamo scoperti. Abbiamo più volte scritto alla Regione ma nessuno ci ha risposto. Un pozzo al largo del Cerrano potrebbe colpire al cuore la nostra economia».

Monticelli non è il solo a ritrovarsi le trivelle dentro casa. Secondo un dossier Legambiente-Wwf circa la metà della superficie regionale (il 49,11%) è interessata alla ricerca e alla coltivazione degli idrocarburi e sono 221, i tre quarti del totale, i comuni coinvolti, quasi l’80 per cento della popolazione abruzzese. L’Abruzzo dunque è una vera e propria frontiera per la corsa all’oro nero, in un paese che le multinazionali petrolifere considerano «allettante» per la pace sociale, per la scarsa attenzione dei politici all’ambiente, per i costi contenuti degli affitti dei terreni (5 euro per chilometro quadrato), dove i diritti di produzione sono solo del 7% onshore e del 4% offshore, ma non ci sono canoni dovuti per i primi 20 milioni annui di metri cubi di gas e per i primi 20 milioni di tonnellate di petrolio (le tasse regionali possono incidere però sul 35% degli utili).

In Abruzzo la battaglia contro la petrolizzazione è nata tre anni fa circa contro il progetto del Centro Oli di Ortona, un impianto di prima raffinazione del greggio all’interno di un’area agricola fortemente vocata per la viticoltura, «ma poi», dice un ambientalista del comitato Difesa Beni Comuni, «ci siamo accorti che era tutta la regione a essere interessata al problema».
Il Consiglio regionale ha tentato per due volte di bloccare il Centro Oli e le altre attività estrattive, ma per due volte il governo nazionale ha impugnato la legge davanti alla Corte costituzionale. Ieri il Pd ha annunciato che presenterà un proprio progetto di legge accompagnandolo con le firme di migliaia di cittadini raccolte da gazebo in tutta la regione.

«Nel 2008 il governo nazionale ha inserito nel piano di sviluppo economico l’Abruzzo e la Basilicata come regioni a vocazione petrolifera», spiega il capogruppo del Pd Camillo D’Alessandro, «noi oggi rilanciamo il nostro progetto di legge accompagnandolo con le firme di migliaia di cittadini, certi che se verrà impugnata darà alla Regione la forza per resistere davanti alla Consulta». Secondo il professor Enzo Di Salvatore, che ha collaborato col Pd alla redazione della proposta, il nuovo testo è vicino alla lettera delle direttive comunitarie in materia e dunque più difendibile in caso di impugnativa.

D’Alessandro ha anche accusato il governo regionale di «trattare con Palazzo Chigi modifiche alla legge impugnata», modifiche «sulla cui natura né il consiglio, né le associazioni e i sindaci sono a conoscenza».

Un’accusa alla quale ha replicato immediatamente il governatore Gianni Chiodi: «Sul problema della petrolizzazione c’è massima trasparenza e fermezza. In questi 14 mesi abbiamo approvato un piano energetico regionale che vieta la produzione di energia elettrica in Abruzzo dalla combustione di idrocarburi liquidi e suoi derivati mentre valorizza la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con l’obiettivo di arrivare al 2015 alla copertura dei bisogni almeno al 51 per cento come ho già più volte dichiarato. Inoltre abbiamo approvato una nuova legge regionale che vieta l’estrazione e la lavorazione di idrocarburi liquidi chiara e netta sull’obiettivo». Quanto alla legge osservata dal Governo, Chiodi ha ricordato che la Regione si è costituita davanti alla Corte costituzionale per difenderla ma, nello stesso tempo, aggiunge «abbiamo aperto un tavolo ufficiale dove siedono tecnici regionali, del ministero dello Sviluppo economico e delle Politiche regionali per condividere un testo di legge che rispetti gli obiettivi di questa giunta che sono appunto quelli del divieto di estrazione e lavorazione degli idrocarburi liquidi nel territorio abruzzese e che sia rispettosa della Costituzione. In questi termini», ha concluso Chiodi, «i tecnici regionali che partecipano al tavolo hanno già relazionato in sede di Giunta tenendo costantemente informato il governo regionale e presto la proposta sarà sottoposta al Consiglio».

Avverte però Dante Caserta, consigliere nazionale del Wwf: «Mentre in Regione si continua a discutere la petrolizzazione dell’Abruzzo va avanti. Proprio in questi giorni è in discussione l’installazione di due piattaforme petrolifere (Ombrina mare ed Elsa 2) con annesso centro oli galleggiante a pochi chilometri al largo della costa».

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