INCHIESTA URBANISTICADe Vico: "Non lascio il mio posto"

Appalti pilotati, davanti al gip il sindaco di Farindola non parla. Interrogatori in tribunale: Petrucci risponde, Di Norscia e Giancaterino lasciano il consiglio

PESCARA. Davanti al giudice sceglie il silenzio. Ma di fronte a giornalisti e telecamere che lo circondano all’uscita dell’aula 6 del tribunale di Pescara il sindaco di Farindola Antonello De Vico non riesce a trattenere le parole: «Sono innocente, non mi dimetto».

Affiancato dai suoi legali - la sorella Raffaella De Vico, avvocato a Roma, e Attilio Cirone - l’ex coordinatore provinciale dell’Udc rimasto impigliato nell’inchiesta sull’urbanistica a Penne e sui presunti appalti pilotati alla Comunità montana vestina annuncia che potrebbe lasciare il suo incarico all’interno della Comunità (è consigliere dell’ente).

«Per rispetto verso la magistratura lì posso anche valutare di dimettermi, pur non avendo commesso nulla» dice, «da sindaco, nella mia dignità, sto riflettendo. Ma assolutamente no» sottolinea. «L’amministrazione non è tirata in ballo minimamente».

Ha voglia di parlare, De Vico. Tanto che, dice la sorella «l’ho imbavagliato io». Una scelta difensiva precisa: «Non ci si preoccupa più neanche della discovery anticipata: si depositano dodici faldoni prima che siano chiuse le indagini e diventa materialmente impossibile per me, come professionista, analizzare attentamente gli atti posti alla base dell’ordinanza perché non viene fatta una selezione. Ritengo assolutamente inopportuno che una persona sentendosi ed essendo innocente renda dichiarazioni». Quanto al suo impegno amministrativo: «Nell’ultimo consiglio comunale tutti gli hanno espresso solidarietà («all’unanimità», aggiunge lui, ndr): sta valutando se abbia senso continuare a dare o meno suo contributo visto che evidentemente non è stato premiato».

Delle cinque persone arrestate giovedì scorso (tutte ai domiciliari), sono quattro quelle che a partire dalle 9.30 compaiono davanti al gip Maria Michela Di Fine per gli interrogatori di garanzia a cui assiste il pm Gennaro Varone. Prima di De Vico, entrano nell’aula l’ex assessore provinciale Rocco Petrucci, titolare di uno studio di progettazione a Penne, che per un’ora e mezza parla, spiega, chiarisce. Al termine, mentre il suo assistito lascia rapidamente il palazzo di giustizia, l’avvocato Augusto La Morgia misura le parole: «Petrucci ha chiarito i suoi rapporti con gli altri indagati, in particolare con Alberto Giancaterino. Ma ci sono vari aspetti urbanistici da chiarire, le interpretazioni della normativa regionale, le norme tecniche di attuazione: farò una memoria che depositerò nei prossimi giorni, e chiederò la revoca della misura». Nel corso dell’interrogatorio, Petrucci avrebbe in particolare negato che Giancaterino, suo amico da decenni, sia un socio occulto del suo studio, il luogo in cui secondo la procura sarebbero stati pilotati gli appalti finiti sotto la lente degli investigatori.

Al pari di De Vico, sceglie invece di non parlare Giancaterino che arriva in tribunale assieme al suo avvocato, Ugo Di Silvestre, e dopo un lungo conciliabolo in uno spazio tranquillo al primo piano, entra in aula per restare in silenzio. Davanti al giudice però l’ex assessore all’Urbanistica annuncia le sue intenzioni di dimettersi dall’incarico di consigliere comunale: una scelta, ma anche una strategia per far cadere una delle principali motivazioni della misura cautelare, ovvero il rischio di condizionamento dell’attività politica e amministrativa.

Poco dopo, ultimo a essere ascoltato, dichiara le sue dimissioni anche Femio Di Norscia, consigliere Udc ed ex assessore alle Politiche sociali. Lascia il Comune, ma anche il suo incarico politico. «Nel corso dell’interrogatorio il mio cliente ha fornito ampia ricostruzione dei fatti, chiarendo la sua posizione. È stato un interrogatorio sereno» dice al termine l’avvocato Claudio Di Tonno.

Il quinto arrestato, l’imprenditore Daniele Mazzetti, sarà ascoltato per rogatoria ad Arezzo. A Penne, intanto, le indagini dei carabinieri coordinati dal comandante Massimiliano Di Pietro vanno avanti, e le carte sequestrate potrebbero riservare nuove sorprese.

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