emergenza frane

L’Abruzzoshire cade a pezzi, investitori inglesi in fuga

Il caso di Civitaquana, il paese quasi isolato per smottamento: l’unica famiglia inglese residente torna a Oxford

PESCARA. La signora Janet Bianchini risponde dalla sua abitazione di Oxford. Da qualche giorno è tornata in Inghilterra perché la casa di Civitaquana, dove abita dal 2007 con il marito Karl, è irraggiungibile a causa di una frana. Si mantiene però in contatto costante con il sindaco Angelo Ciarfella perché «vogliamo assolutamente tornare». Janet è figlia di abruzzesi emigrati 60 anni fa in Inghilterra. «Da bambina andavamo ogni estate per le vacanze in Abruzzo. Poi quando mi sono sposata l’ho fatto conoscere a mio marito Karl che subito si è innamorato di questa terra. E così nel 2007 abbiamo preso la grande decisione di lasciare l'inghilterra per una vita tranquilla in Abruzzo». La casa l’hanno trovata su internet: «L’abbiamo vista e abbiamo saputo immediatamente che la volevamo comprare, perché è in un posto bellissimo». Janet e Karl sono due dei molti inglesi che hanno scelto di vivere in Abruzzo, «perché è davvero una terra che può piacere tanto», dice Janet. Ma l’”Abruzzoshire”, un “modello Toscana” più raccolto, più ricco naturalisticamente e meno caro, in questi giorni sta mostrando tutta la sua fragilità. Le frane che hanno dissestato mezza regione, dal Trigno al Sangro, dall’Appennino all’Adriatico, senza risparmiare un solo comune, dimostrano che non puoi costruire un modello di turismo, ma anche un modello di comunità, se non riesci a mettere in sicurezza il territorio.

Civitaquana, 1300 abitanti e 17 contrade è in condizioni disastrose. Dice il sindaco Ciarfella: «Da un mese lottiamo con le frane e il maltempo. I geologi ci dicono che è in atto un movimento franoso imponente. Attualmente ne abbiamo 4 o 5 innescate. Abbiamo chiuso 10 strade comunali, alcune anche di interesse intercomunale e molto trafficate. Fino a pochi giorni avevamo alcune contrade isolate. Ho firmato l’ordinanza di sgombero di tre o quattro abitazioni, tra cui quella di Janet e Karl, non tanto per la casa ma per la strada che è completamente franata». Il territorio di Civitquana ha cominciato a scivolare a valle a febbraio, «poi a marzo la neve ci ha dato il colpo di grazia», dice il sindaco, che in quei giorni ha perso anche un assessore morto in un incidente stradale, Nicola Rosini, 33 anni. «Neanche la famosa nevicata del 1956 è stata così devastante». Il segno massimo della difficoltà è stato quando è andata via la luce. «In quei giorni c’erano 20-22 generatori elettrici in funzione e i tecnici dell’Enel al lavoro 24 ore su 24 con un metro di neve. Sono stati straordinari così come i dipendenti comunali. È stato il momento più difficile per i nostri allevatori e per gli agricoltori». Tra le strade chiuse anche quella che Civitaquana condivide con Loreto Aprutino. «Abbiamo sollecitato il Comune di Loreto più volte perché mettesse in sicurezza la sua porzione di strada. C’è stato anche qualche scambio di battute, abbiamo coinvolto la prefettura, ma alla fine siamo dovuti andare noi con un camion di breccia». Per i lavori più urgenti il Comune ha dato fondo alla cassa impegnando 30-40mila euro, ma ora non ha più risorse. «Abbiamo compilato le schede per i danni e tra ripristino e spesa credo che superiamo i 4 milioni». Come andrà a finire? «Abbiamo chiesto lo stato di calamità perché con le nostre forze umane e finanziarie non siamo in grado di fronteggiare la situazione». Ma quello che il sindaco chiede è anche una maggiore solidarietà tra enti locali «che non c’è stata». Ce la farà Civitaquana? Intanto a Oxford Janet e Karl aspettano di tornare, «perché quella casa ormai è la nostra vita».

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