L’Aquila, il Tsa riparte da Silone

Uscita di sicurezza apre oggi il Festival di mezza estate di Tagliacozzo.

«Uscita di sicurezza» di Ignazio Silone è il titolo con il quale il Teatro stabile d’Abruzzo, diretto da Alessandro Gassman, torna al pubblico dopo il terribile sisma del 6 aprile. Con questo spettacolo si aprirà oggi il Festival di mezza estate di Tagliacozzo (alle 21,30 in piazza dell’Obelisco) e domani il Tsa torna all’Aquila (alle 21,30 nell’anfiteatro romano di Amiternum). «Uscita di sicurezza» è un allestimento pensato prima del terremoto del 6 aprile, in cui le parole di Ignazio Silone dettavano una necessità di riflessione sulla nostra contemporaneità: Silone racconta la sua parabola umana, l’infanzia a Pescina, il terremoto di Avezzano del 1915, la povertà, la fame, il senso di giustizia maturato nel rapporto col padre, la dignità della sua gente, il Fucino, l’incontro con don Orione, la scelta di entrare nel Partito comunista e la sua dolorosa ma inevitabile «Uscita».

Lo spettacolo ripercorre le tappe principali dei primi trent’anni di vita del grande scrittore, trent’anni riproposti come un racconto popolare ricco di immagini, suoni, voci e melodie che evocano sentimenti e stati d’animo di appassionante attualità e che oggi diventa manifesto della voglia di risorgere e ricostruire. L’adattamento e la regia sono di Fabio Bussotti, applaudito coprotagonista dello spettacolo «La parola ai giurati», le musiche originali sono di Stefano Caprioli, in scena gli attori Sergio Meogrossi, Manrico Gammarota, anche loro pluripremiati interpreti della produzione Tsa, Alessia Giangiuliani e i musicisti Stefano Caprioli (fisarmonica), Pierpaolo Di Giandomenico (violoncello), Marco Guidolotti (sassofono/clarinetto), Ersilia Verlinghieri (violino), Antonio Vitagliani (percussioni). Le immagini proiettate sono a cura di Linda Parente, l’allestimento si avvale della collaborazione dell’Accademia dell’Immagine dell’Aquila e del conservatorio Casella dell’Aquila.

Indro Montanelli diceva che «Uscita di sicurezza» era un libro così importante per la storia italiana che avrebbero dovuto inserirlo tra i testi scolastici obbligatori. Non era un paradosso, quello di Montanelli: «Uscita di Sicurezza» pone il lettore di fronte a questioni fondamentali, quali la condizione delle classi sociali più povere, il riscatto sociale e il tragico inganno che ha portato tanti giovani, pieni di buona fede, a sposare ideologie che nella pratica si sarebbero rivelate contrarie a ogni concetto di libertà. «Il Novecento», spiegano le note di sala «nell’autobiografia di Silone, sembra essere il secolo degli appuntamenti mancati, delle speranze tradite. Un secolo che, per quanto breve ha dato all’umanità due orribili guerre mondiali, il fascismo, la Shoa.

Eppure, dopo tante tragedie, vogliamo ancora guardare avanti. Dobbiamo farlo, certo. Se non per noi, almeno per le generazioni a venire. Ma non possiamo immaginare un futuro se prima non accettiamo di fare i conti con noi stessi e col nostro passato». Lo spettacolo è pensato come una sinfonia in quattro movimenti: Visita al carcere, Incontro con uno strano prete, Uscita di sicurezza prima e seconda parte.