«La Somi non usa la corruzione»

Zaccagnini difende il cognato e l’azienda. San Valentino non si schiera.

SAN VALENTINO. «Una storia così, a caldo si commenta in un modo se sei di destra e nel modo opposto se sei di sinistra. E la gente come me non ci arriverà mai a sapere quale è la verità vera». Il signor Augusto «Cosa le importa del cognome», come si presenta, ha l’età della saggezza: lo dicono le sue parole, non certo il passo, elastico invece come quello di un giovanotto mentre attraversa corso Vittorio Emanuele, pieno centro storico di una San Valentino gelida e deserta alle 12.30 del giorno in cui si è svegliata con il suo sindaco indagato per concussione nella maxinchiesta che viene da Crotone sul business dell’energia e un’ombra sull’azienda più florida non solo della Val Pescara, la Somi Impianti srl del cognato del primo cittadino nei guai, Claudio Zaccagnini. «Quella è gente che lavora, mica fa... la politica», chiude Augusto riferendosi alla famiglia Zaccagnini e sottolineando con il gesto a ruota della mano l’accento polemico sull’ultima parola. E ha ragione questo abruzzese d’altri tempi: i pochi che solcano il paese a quest’ora del mattino hanno perlopiù opinioni a colore politico.

Qualcuno scuote la testa e chiama in causa le «persecuzioni giudiziarie al presidente del consiglio» a spiegazione «di tutto», lasciando intendere di saperla lunga «su come vanno le cose in questa Italia e in questa magistratura», per poi rivelare, «tanto il nome non glielo dico», come ha votato. E c’è chi sostiene che Angelo D’Ottavio «ora dovrà dare spiegazioni belle chiare ai giudici sui suoi rapporti con gli imprenditori», rivelando che no, non ha votato per lui alle ultime elezioni. Ex An confluito senza scosse nel Pdl, il sindaco nonché assessore provinciale all’Energia e funzionario della Regione ha strappato la roccaforte rossa San Valentino al Pd nelle elezioni del 2008 con buon scarto, dopo aver sfiorato la vittoria (perse per 3 voti) nel 2006 contro il popolare predecessore scomparso un anno dopo, Giannino Ammirati.

La Somi Impianti del fratello di sua moglie è nella zona industriale di San Valentino, gli stabilimenti nascosti dal verde e la palazzina bassa con giardino degli uffici che dà sulla strada. Qui in paese dà lavoro a una trentina di persone, ma in totale arriva a contare 300 dipendenti e più nei vari posti d’Italia e del mondo in cui installa centrali di produzione di energia elettrica. L’azienda è nella vendor list - la lista delle ditte subappaltanti per il montaggio di turbine a vapore (3 le aziende del genere in Italia) e a gas (6 le concorrenti italiane) - di società come Enel, Edsa, A2A, Tirreno Power solo nella Penisola, e ancora società tedesche, francesi, inglesi, spagnole, le giapponesi Toshiba e Mitsubishi. In questo periodo ha un cantiere aperto anche nel Qatar. Il tutto fa 54 milioni di euro di fatturato nel 2008. Il titolare Zaccagnini - prima generazione di imprenditori, famiglia di emigranti, otto fratelli - e la moglie, Silvia Castillo aprono le porte senza difficoltà: «Ho un cruccio grande, mi dispiace così tanto che Angelo abbia dei problemi per causa mia», ripete il presidente, «ma davvero non c’è nulla da nascondere.

Pubblicate le intercettazioni telefoniche e lo capiranno tutti che non abbiamo fatto nessun trucco». Il fulmine, sostiene, è arrivato inaspettato: «Io non sono indagato», premette. «Ieri mattina (giovedì ndr) è venuta la Finanza in azienda. Mi hanno chiesto che rapporti avessi con Giuseppe D’Anna, il rappresentante in Europa della Sithe Global, società americana interessata a realizzare la centrale di Teramo. Io gliel’ho spiegato, e tutto coincide con quento emerge dalle telefonate e dalle e-mail che hanno preso qui in ufficio». Quali erano questi rapporti? «Mio cognato un giorno, parlando, mi disse che conosceva D’Anna. Alla Somi siamo sempre informati, anche via internet, degli appalti per le centrali, così, sapendo che la Sithe voleva investire a Teramo gli dissi: fammelo conoscere, voglio parlarci. Lui lo chiamò e me lo passò. Poi ci siamo incontrati e D’Anna mi disse che mai aveva incontrato tanti problemi a investire.

A uno che porta 500 milioni in Abruzzo di questi tempi bisognerebbe stendere tappeti rossi, invece lui ha avuto tante di quelle difficoltà che la Sithe lo ha mollato. Aspettava le autorizzazioni, mi disse, e che c’era un vecchio vincolo nell’area per la turbogas di Teramo. Tutto qui. Non so come Angelo conoscesse D’Anna, ma certo non è mio cognato che dà le autorizzazioni per queste cose in Regione. E noi della Somi non abbiamo bisogno di corrompere nessuno, lavoriamo in America, in tutta Europa, insomma in Paesi dove i ragionamenti chiamiamoli all’italiana non attaccano».