L’Aeroporto d’Abruzzo e le nuove rotte per il mondo

30 Settembre 2025

Mattarella, amministratore delegato di Invitalia, ha posto l’accento sul sistema imprenditoriale

L'AQUILA. L'aeroporto d'Abruzzo guarda al futuro. La traiettoria è stata tracciata da Giorgio Fraccastoro, presidente della Saga, la società che gestisce lo scalo abruzzese, durante il Summit economy. «Lo sviluppo dell'accessibilità nazionale e internazionale dell'aeroporto d'Abruzzo si muove su tre filoni: il primo riguarda l'aumento del traffico passeggeri, nonché di rotte e compagnie presenti, per offrire ai viaggiatori un più ampio ventaglio di possibilità sia in termini economici che di destinazioni», ha dichiarato Fraccastoro, «poi c'è l'aspetto dell'intermodalità territoriale. La società di gestione aeroportuale, Rfi e Tua devono lavorare in sinergia affinché si facilitino e velocizzino i collegamenti dello scalo regionale, con il resto del territorio, ma anche fuori dai confini regionali, sia su gomma, che attualmente è la principale porta di accesso all'infrastruttura, ma anche su altre reti. Tutto questo si tradurrà nell'ampliamento del bacino di utenza dello scalo, in una maggiore attrattività per le compagnie aeree, nel miglioramento dell'esperienza dei viaggiatori, e a lungo termine, produrrà benefici anche in termini di impatto ambientale. Infine, va aperta una strada che finora non è stata percorsa e che è quella del settore Cargo». Fraccastoro ha spiegato come: «Stiamo ponendo le basi per una partnership con Poste Italiane e a tal proposito, sulla scia della Consulta che abbiamo promosso a marzo scorso, ne stiamo organizzando una specifica sul settore che sarà il prossimo 20 novembre. Sarà un confronto tra istituzioni, operatori, e stakeholder, che coinvolgerà direttamente il mondo delle imprese, degli spedizionieri e dei corrieri, verificando se ci sono numeri per sostenere un traffico che giustifichi un investimento della compagnia aerea cargo di bandiera». Un altro intervento di peso è stato quello di Bernardo Mattarella, amministratore delegato di Invitalia, che ha posto l'accento sul sistema imprenditoriale: «Negli ultimi anni sono stati introdotti numerosi strumenti per accompagnare le piccole e medie imprese e le startup nel percorso che porta dall’idea alla nascita di un’impresa. L'Italia», ha dichiarato, «fa un po' più fatica rispetto ad altri sistemi europei, soprattutto perché le pmi non hanno la tendenza, anche per la limitatezza delle risorse, a investire significativamente in ricerca e sviluppo e in innovazione. Il nostro Paese è al 28° posto del Global Startup Index, Germania e Francia sono al 7° e 8°, gli Stati Uniti sono al 1° posto. Bisogna sostenere più possibile, con politiche mirate, il sistema delle imprese negli investimenti sulle transizioni gemelle. Per questo è necessario che il sistema degli incentivi, di cui peraltro è in corso una riforma, sia sempre più fruibile, sempre più sburocratizzato e semplice». Quanto al Pnrr «sono stati immessi tanti soldi nell'economia», ha aggiunto Fraccastoro, «ma la cosa importante è la legacy di riforme e di nuovi meccanismi basati su risultati che il sistema ci ha costretto a mettere in campo. Questi meccanismi si possono applicare alla nuova programmazione 21-27 e anche all'utilizzo dei nuovi fondi della Coesione per renderne ancora più efficace l'azione. In questo l'Europa, che è un attore fondamentale e che ha gestito a livello di Commissione questo programma straordinario di riforme, può ancora incidere». Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte e capo delegazione italiana Comitato delle Regioni dell’Unione Europea ha posto l'accento «sull'Europa, che deve avere attenzione ai territori perché evidentemente non è tutta uguale. Immaginiamo come sia diverso un paese del Nord Europa rispetto a uno dell'Europa mediterranea. La capacità delle politiche europee, che si chiamano politiche di coesione, è proprio di far stare insieme territori diversi», ha evidenziato, «ecco perché come regioni italiane noi siamo impegnati a Bruxelles per difendere questi fondi di coesione, che vuol dire non centralizzare né a Bruxelles, né a Roma, le modalità di spesa, le decisioni sulla spesa, ma invece lasciarle ai territori. Ci troviamo in una regione come l'Abruzzo, dove il Presidente Marsilio è riuscito, grazie ai fondi di coesione, i fondi europei, a fare tanti interventi, tanti investimenti importanti come abbiamo fatto in Piemonte, perché la particolarità deve rimanere questa, cioè differenziare le politiche a seconda delle esigenze dei territori». 

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