Le parti civili: ricostruzione chiara

19 Gennaio 2013

L’avvocato Alessandroni: spero che ora cessino gli strepiti

L’AQUILA. «Una sentenza convincente, chiara, dettagliata che ricostruisce, fino quasi a farli rivivere, gli atteggiamenti, le abitudini, i comportamenti di chi il 6 aprile 2009 ha perso la vita, ma anche dei sopravvissuti alla tragedia». Gli avvocati di parte civile nel processo alla Commissione Grandi rischi commentano così le argomentazioni del giudice Marco Billi. «Altro che bavaglio alla scienza», dice l’avvocato Vania Della Vigna che nel processo rappresenta i ragazzi della Casa dello studente di via XX Settembre e i loro familiari. «Non si può pensare che la condanna a una persona possa essere equivalente alla condanna a un’intera categoria. È come dire che, se un medico sbaglia, ha sbagliato la medicina». Ma al di là delle polemiche, «le motivazioni prodotte dal giudice Billi mettono un sigillo a quella che è stata la sua competenza durante tutto il processo», secondo Fabio Alessandroni, avvocato di parte civile. «La sentenza è ben congegnata, convincente, scende nel dettaglio della vicenda con una ricostruzione sistematica di tutti gli elementi del processo. Si tratta di un giudizio innovativo per quanto riguarda gli obblighi di comunicazione del rischio. Nelle motivazioni si conferma che nessuno ha preteso, come si è detto, di fare un processo alla scienza. Il giudice, in maniera semplice, ha dichiarato solo che è possibile valutare gli scenari di rischio. Se così non fosse, quali sarebbero i compiti della Commissione?». Alessandroni parla anche, in tal senso, di un «asse molto preoccupante tra un certo giornalismo e la comunità scientifica, che invece dovrebbe invece leggere la sentenza con attenzione, per capire quale è stato il malfunzionamento della Commissione. Bisogna riflettere. Spero che da domani si evitino gli strepiti». «La cosa che mi ha colpito», riprende l’avvocato Della Vigna, «è come sia stato preso in tutta considerazione ogni elemento probatorio, sia riguardante il materiale divulgativo informativo che ogni singola testimonianza e deposizione. Nella parte generale è stata ravvisata la colpevolezza, poi è stato delineato il nesso di causalità per ciascuna vittima». Per quanto riguarda i ragazzi della Casa dello studente, secondo il legale «sono stati ricostruiti in maniera metodica i comportamenti prima e dopo le informazioni fornite dalla Commissione. Il giudice ha guardato alle persone. Ha persino sottolineato come davanti a Bernardo De Bernardinis, allora vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, i ragazzi non avevano livore e rancore, ma hanno ricostruito i fatti, con dolore, ma anche con tranquillità e serenità senza spirito di vendetta. Una descrizione che, come ha detto lo stesso Billi, faceva rivivere la scena». E poi ancora sulla lunghezza delle motivazioni: «Nella quantità c'è anche la qualità. Un lavoro non certo superficiale, a dimostrazione che la giustizia esiste. I parenti delle vittime e tutti i sopravvissuti hanno avuto una risposta alle loro domande».

Lapidario l’avvocato Antonio Valentini, che con la sua denuncia ha aperto il processo. «Le sentenze si eseguono non si commentano. Aspettiamo adesso gli altri gradi di giudizio».

Michela Corridore

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