Legambiente: in ritardo il piano rifiuti

Di Matteo: «Una commissione per prevenire gli illeciti e le infiltrazioni mafiose»

PESCARA. La spada di Damocle sulla testa dell'Abruzzo è la mancanza di un piano regionale per la gestione del ciclo dei rifiuti. Con le percentuali di raccolta differenziata ridotte all'osso e l'assenza di impianti di filiera, il rischio sussurrato nel congresso quadriennale di Legambiente è che la Regione verde d'Europa tra non molto possa vivere un'emergenza simile a quella campana.

Il messaggio lanciato da ambientalisti, politici, industriali e magistrati riuniti ieri a Pescara assume i contorni di una sfida per nulla facile: rilanciare «la forza dell'ambientalismo per vincere le sfide del mondo moderno».

"Capire il futuro per cambiare il presente", si intitolava così il IX congresso regionale dell'associazione, cui hanno partecipato i delegati dei circoli territoriali di Legambiente, che si è svolto ieri mattina a Pescara, all'auditorium Petruzzi. Seduti al tavolo di confronto c'erano il presidente uscente Angelo Di Matteo, l'amministratore nazionale Nunzio Cirino, il coordinatore della segreteria regionale Antonio Sangiuliano e Luzio Nelli e Antonio Ricci della segreteria nazionale.

Gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici e l'allarme idrogeologico impongono agli esperti di rispondere alle sfide della modernità con una maggiore attenzione verso i bisogni del territorio, puntando a «un intreccio virtuoso tra ambiente ed economia, sviluppo sostenibile e risorse locali, green economy e mondo globalizzato».

Diverse le linee guida individuate da Angelo Di Matteo: la valorizzazione delle energie rinnovabili e dell'eolico e la lotta contro la deriva petrolifera, il potenziamento della rete del trasporto pubblico locale e la battaglia contro il consumo di suolo, gli investimenti per le aree protette e una maggiore attenzione per l'inquinamento delle falde e delle acque superficiali.

L'emergenza più alta emersa nel confronto quadriennale riguarda il piano di gestione dei rifiuti, che per gli ambientalisti deve essere abbinato a una specifica commissione d'inchiesta con l'incarico di prevenire infiltrazioni mafiose e attività illecite.

Secondo l'ultimo rapporto Ecomafia, infatti, in Abruzzo vengono perpetrati quasi tre reati ambientali al giorno e un sequestro ogni due. In assenza del presidente della giunta regionale Gianni Chiodi, impegnato a Roma, il portavoce del Pdl in consiglio Riccardo Chiavaroli tenta di indicare la strada da seguire: «Dobbiamo ragionare sui termovalorizzatori come risposta alla questione spazzatura, poiché quello che vedo all'orizzonte è un Abruzzo come una nuova Napoli, con tanti sacchetti di immondizia sparsi ovunque».

Un ammonimento arriva da Mario Crivelli, coordinatore dei piccoli comuni dell'Anci: «La Regione sta delegando alle province la gestione dei rifiuti. Ma non tutte hanno un'adeguata sensibilità, disponibilità di risorse umane e materiali. Spesso la sussidiarietà verticale può produrre più danni del centralismo».

Al convegno hanno preso la parola il docente universitario Felice Costantino, il presidente di Confindustria dell'Aquila Fabio Spinosa Pingue, il vescovo di Sulmona monsignor Angelo Spina, il pm Valentina D'Agostino, il presidente del Wwf Abruzzo Camilla Crisante, il giornalista Rai Nino Germano, il consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo e Renato Di Nicola di Abruzzo social forum.

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