Legge di bilancio, il Senato approva la manovra: 1,6 milioni di euro all’Abruzzo

24 Dicembre 2025

Un altro aiutino alla Regione nell’ordine del giorno da 140 milioni di contributi agli enti locali

ROMA. Arrivate le 14, alla buvette del Senato si vedono solo sorrisi. Maggioranza, minoranza, adesso non fa più differenza: dopo una mattinata infinita, tra chi beve un caffè e chi pranza, sono tutti contenti di potersi augurare buon Natale e darsi appuntamento al 27 dicembre. «È stata la finanziaria più faticosa di sempre», dice Guido Liris, il senatore aquilano di Fratelli d’Italia al quarto anno consecutivo da relatore, a margine della seduta che ha da dato il via libera alla manovra approvando anche la relativa nota di variazione. L’abbraccio liberatorio a cui si lascia andare Liris in aula con il collega vastese Etelwardo Sigismondi, anche lui FdI, la dice lunga su quanto siano state sfiancanti le ultime ore. Dopo i problemi emersi nella notte precedente, l’ultimo scatto per portare a termine i lavori c’è stato alle 7, quando la commissione bilancio si è riunita per mettere mano al maxi emendamento da 5 articoli per rispondere ai dubbi sollevati dal Quirinale.

Accanto a questi volti stanchi ma sereni, e in sordina rispetto alle dichiarazioni di rito, tra un governo che plaude e una minoranza che attacca davanti ai microfoni, passa anche un sostanzioso ordine del giorno da quasi 140 milioni di euro. Sono i fondi lasciati per gli emendamenti dei parlamentari che, ora che la manovra è chiusa, diventano pienamente disponibili. Giorgia Meloni aveva chiesto sobrietà ai suoi, di utilizzarli solo per ritocchi di valore. E così è stato, nella legge di bilancio. Perché da questo documento, invece, esce fuori una pioggia di milioni agli enti locali – tutti formalmente finalizzati alla “pianificazione strategica” – spalmati su due anni, che unisce il Paese nel segno degli aiuti. E per questa retta che attraversa tutto lo Stivale non può che passare, esattamente come accaduto per la finanziaria, anche l’Abruzzo, che in questo gioco delle parti si prende una quota da 1,6 milioni di euro divisi su tre capitoli di spesa. Chi fa festa più degli altri è sicuramente la Asl1 dell’Aquila, che della torta si prende una bella fetta da 1,1 milioni in due anni. Nel centinaio di voci che compongono il documento, è uno dei capitoli più consistenti. Ma sorridono anche la Sasi, la società abruzzese per il servizio idrico, foraggiata da Roma con ben 350mila euro, e il Comune di Pescara, a cui arrivano altri 150mila euro. Tutti, chiaramente, motivati dal lo stesso fine: la “pianificazione strategica”.

L’ORDINE DEL GIORNO

Sulla carta, il fondo ha una destinazione ben precisa: «L’attuazione di misure in favore degli enti locali», si legge, «alla realizzazione di interventi in materia economica, sociale e socio-sanitaria assistenziale, di infrastrutture, di sport e di cultura anche da parte di associazioni, fondazioni ed enti operanti nel territorio, di recupero conservazione e mantenimento del patrimonio storico, artistico e architettonico, nonché all’attuazione di investimenti in materia di infrastrutture». Di tutto, in pratica. E così la Sasi, che quasi in contemporanea all’approvazione dell’ordine del giorno pubblica la programmazione degli interventi per il 2026 per «limitare le dispersioni sotto il 25%», potrà contare su altri 350mila euro in più nella prossima annualità per raggiungere i suoi obiettivi. Al Comune di Pescara, invece, va una tantum da 150mila euro. Meglio di niente. Ma è alla Asl aquilana che va la maggior parte dei fondi destinati da Roma all’Abruzzo. Poco più di un milione di euro divisi tra il 2026 e il 2027 (500mila il primo anno, 600mila il successivo) che potrebbero dare una grande mano all’azienda sanitaria che, a quanto trapela, saranno utilizzati in primo luogo per aumentare il numero di parcheggi disponibili all’ospedale San Salvatore.

auguri e selfie alla buvette

L’opinione generalmente condivisa a Palazzo Madama è che questa sia stata la finanziaria più difficile da approvare nel corso dei tre anni e mezzo di governo. Strappi e controstrappi da ricucire all’ultimo minuto, con vertici in tarda notte tra i leader del centrodestra per metterci una pezza. Sarà per questo che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha il volto così rilassato. «Abbiamo fatto cose che pensavamo impossibili», dice, «tutto è bene quel che finisce bene». Alla fine, il valore della manovra è lievitato da 18,7 miliardi a oltre 22, grazie all’ultimo maxi emendamento che ha integrato gli stanziamenti per Transizione 5.0, la Zes e sull'adeguamento prezzi. Sono alle spalle, ormai, i cartelloni esposti da Pd. 5 Stelle e Avs prima del voto (“Voltafaccia Meloni”) e le arringhe ironiche di Matteo Renzi sull’eco di Cocciante («Manovra brutta e senz’anima»): la partita è chiusa. È tempo di brindisi, di auguri di buon Natale. E di selfie insieme alla premier per immortalare questo momento.

Alla fine festeggia anche l’opposizione, che esulta per la rimozione dell’emendamento sugli stipendi arretrati. Adesso la palla passa alla Camera, che andrà al voto il 30 dicembre. Tutto è bene quel che finisce bene, o almeno quel che finisce. Specialmente se prima delle feste.

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