Mascitelli: si può fare l'alleanza con l'Udc

L'Idv: vogliamo tornare a parlare con chi non votò nel 2008
PESCARA. «Il berlusconismo è una stagione in via di esuarimento. Quindi, anche l'Udc e altre formazioni politiche di centro che sono state collaterali al berlusconismo avranno modo di procedere a un ravvedimento operoso». Alfonso Mascitelli, senatore e coordinatore regionale dell'Idv (Italia dei valori), è fiducioso che alla fine l'Udc si alleerà con il centrosinistra in Abruzzo.
Come giudica l'apertura fatta dal leader abruzzese dell'Udc, Rodolfo De Laurentiis, all'alleanza con il centrosinistra?
«Noi dell'Idv siamo abituati a giudicare i fatti e i comportamenti prima delle parole. Quella di De Laurentiis, allo stato attuale, è una posizione personale che apprezziamo in quanto conferma la critiche e i giudizi negativi sulla giunta Chiodi che noi avanziamo da tempo. Però, allo stato attuale, la sua resta una posizione individuale. Quindi, visto che parliamo di un partito commissariato, noi aspettiamo che il congresso dell'Udc decida la posizione ufficiale e collegiale di tutto il partito a livello regionale. Dopo di che, faremo le nostre valutazioni».
Il centrosinistra ha bisogno dell'Udc in Abruzzo?
«Il centrosinistra ha bisogno di tornare a parlare con tutti i cittadini. C'è un particolare che sta sfuggendo nell'attuale dibattito politico. Alle ultime elezioni regionali del 2008, a votare fu solo il 53 per cento degli aventi diritto con tre candidati alla presidenza. Chiodi, cioè, è stato votato solo da un abruzzese su quattro. Noi dell'Idv vogliamo parlare ai tanti abruzzesi che non hanno votato e che, ancora oggi, per disaffezione verso questa politica, non hanno deciso se votare e come votare».
Quella percentuale di astensionisti è aumentata in questi tre anni?
«Io credo che si mantenga stabile. Tocco ancora con mano la disaffezione ma anche il grande desiderio di partecipazione a una politica sana, viste le file di cittadini per firmare i referendum sulla legge elettorale e sull'acqua. Questa premessa è necessaria per capire che noi non abbiamo preclusioni di sorta nei confronti di alcuno. A livello nazionale, insieme all'Udc abbiamo fatto molte battaglie contro la politica economica di questo governo che sta aumentando le diseguaglianze nel Paese, soprattutto quelle fra Nord e Sud. Anche se, poi, dall'Udc siamo stati divisi sul nucleare e sulle missioni militari all'estero. In Abruzzo noi dell'Idv abbiamo apprezzato che l'Udc non abbia sottoscritto la cambiale in bianco del Patto per lo sviluppo. A nostro giudizio, c'è stato un errore nella sostanza di quel Patto: ci accorgeremo, a distanza di tempo, che le risorse destinate all'Abruzzo sono drasticamente inferiori a quelle che spettano alla nostra regione. Inoltre, fino a oggi, i sottoscrittori di quell'accordo non hanno ancora deciso le priorità dell'agenda. Abbiamo anche apprezzato che una parte ampia dell'Udc si sia schierata a favore del Parco nazionale della costa teatina, contro il modello proposto dall'assessore Febbo. Questo significa che sui problemi che interessano gli abruzzesi ci sono possibilità di incontro e di condivisione».
Nel Pd c'è chi, come il capogruppo regionale, Camillo D'Alessandro, dice a proposito dell'Udc: prima i progetti e poi le alleanze. Lei è d'accordo?
«Siamo sempre stati dell'idea che, per recuerare la fiducia dei cittadini abruzzesi, bisognasse superare il modello tradizionale di partito e, con esso, superare il sistema delle alchimie delle alleanze. Ricordo che in politica uno più uno non fa mai due. Il nostro partito, anche in Abruzzo, vuole fare proprio il modello-De Magistris (sindaco di napoli dell'Idv ndr), cioè di un politico che ha parlato ai cittadini prima ancora che ai tavoli dei partiti ed è stato premiato. In Abruzzo non abbiamo un De Magistris o un Di Pietro, però, vorremmo che tutti insieme ricominciassimo a parlare alla gente».
Sempre nel Pd, il senatore Legnini dice che il test della serietà di questa apertura al centrosinistra dell'Udc saranno le elezioni comunali dell'Aquila in primavera. E' così?
«Non solo dell'Aquila. Ci sono anche altre realtà molto importanti come Avezzano, epicentro della Marsica; Montesilvano, con la questione morale che ha investito sinistra e destra; Ortona, che è stata per troppi anni un baluardo del centrodestra; e San Salvo, dove usciamo da un'esperienza non gratificante del centrosinistra. Questi sono tutti banchi di prova assai importanti per capire se alle parole e alle buone intenzioni seguiranno i fatti».
Come giudica l'apertura fatta dal leader abruzzese dell'Udc, Rodolfo De Laurentiis, all'alleanza con il centrosinistra?
«Noi dell'Idv siamo abituati a giudicare i fatti e i comportamenti prima delle parole. Quella di De Laurentiis, allo stato attuale, è una posizione personale che apprezziamo in quanto conferma la critiche e i giudizi negativi sulla giunta Chiodi che noi avanziamo da tempo. Però, allo stato attuale, la sua resta una posizione individuale. Quindi, visto che parliamo di un partito commissariato, noi aspettiamo che il congresso dell'Udc decida la posizione ufficiale e collegiale di tutto il partito a livello regionale. Dopo di che, faremo le nostre valutazioni».
Il centrosinistra ha bisogno dell'Udc in Abruzzo?
«Il centrosinistra ha bisogno di tornare a parlare con tutti i cittadini. C'è un particolare che sta sfuggendo nell'attuale dibattito politico. Alle ultime elezioni regionali del 2008, a votare fu solo il 53 per cento degli aventi diritto con tre candidati alla presidenza. Chiodi, cioè, è stato votato solo da un abruzzese su quattro. Noi dell'Idv vogliamo parlare ai tanti abruzzesi che non hanno votato e che, ancora oggi, per disaffezione verso questa politica, non hanno deciso se votare e come votare».
Quella percentuale di astensionisti è aumentata in questi tre anni?
«Io credo che si mantenga stabile. Tocco ancora con mano la disaffezione ma anche il grande desiderio di partecipazione a una politica sana, viste le file di cittadini per firmare i referendum sulla legge elettorale e sull'acqua. Questa premessa è necessaria per capire che noi non abbiamo preclusioni di sorta nei confronti di alcuno. A livello nazionale, insieme all'Udc abbiamo fatto molte battaglie contro la politica economica di questo governo che sta aumentando le diseguaglianze nel Paese, soprattutto quelle fra Nord e Sud. Anche se, poi, dall'Udc siamo stati divisi sul nucleare e sulle missioni militari all'estero. In Abruzzo noi dell'Idv abbiamo apprezzato che l'Udc non abbia sottoscritto la cambiale in bianco del Patto per lo sviluppo. A nostro giudizio, c'è stato un errore nella sostanza di quel Patto: ci accorgeremo, a distanza di tempo, che le risorse destinate all'Abruzzo sono drasticamente inferiori a quelle che spettano alla nostra regione. Inoltre, fino a oggi, i sottoscrittori di quell'accordo non hanno ancora deciso le priorità dell'agenda. Abbiamo anche apprezzato che una parte ampia dell'Udc si sia schierata a favore del Parco nazionale della costa teatina, contro il modello proposto dall'assessore Febbo. Questo significa che sui problemi che interessano gli abruzzesi ci sono possibilità di incontro e di condivisione».
Nel Pd c'è chi, come il capogruppo regionale, Camillo D'Alessandro, dice a proposito dell'Udc: prima i progetti e poi le alleanze. Lei è d'accordo?
«Siamo sempre stati dell'idea che, per recuerare la fiducia dei cittadini abruzzesi, bisognasse superare il modello tradizionale di partito e, con esso, superare il sistema delle alchimie delle alleanze. Ricordo che in politica uno più uno non fa mai due. Il nostro partito, anche in Abruzzo, vuole fare proprio il modello-De Magistris (sindaco di napoli dell'Idv ndr), cioè di un politico che ha parlato ai cittadini prima ancora che ai tavoli dei partiti ed è stato premiato. In Abruzzo non abbiamo un De Magistris o un Di Pietro, però, vorremmo che tutti insieme ricominciassimo a parlare alla gente».
Sempre nel Pd, il senatore Legnini dice che il test della serietà di questa apertura al centrosinistra dell'Udc saranno le elezioni comunali dell'Aquila in primavera. E' così?
«Non solo dell'Aquila. Ci sono anche altre realtà molto importanti come Avezzano, epicentro della Marsica; Montesilvano, con la questione morale che ha investito sinistra e destra; Ortona, che è stata per troppi anni un baluardo del centrodestra; e San Salvo, dove usciamo da un'esperienza non gratificante del centrosinistra. Questi sono tutti banchi di prova assai importanti per capire se alle parole e alle buone intenzioni seguiranno i fatti».
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