Fatime, l’appello del papà e della famiglia: «Diteci cosa le è accaduto»

31 Luglio 2025

Denis Lossou: «È passato troppo tempo dall’allarme dato dai bambini a quando l’hanno tirata fuori». Oggi l’autopsia, poi la salma sarà riportata in Guinea: «Mia figlia tornerà dov’è nata, nella sua terra»

PESCARA. «Mia figlia non tornerà più ma voglio capire che cosa è accaduto a Fatime». Denis Lossou ha il cuore a pezzi ma lo guidano la dignità e la forza di chi, di fronte a tanto dolore, deve sostenere la famiglia distrutta e provare a dare un senso alla tragedia che li ha colpiti nel pomeriggio di una settimana fa.

Per questo Denis, da 33 anni in Italia, si è rivolto a due legali, mentre oggi l’autopsia disposta dal pm Rosangela Di Stefano e affidata al medico legale Ildo Polidoro dovrà chiarire le cause della tragedia: perché in un pomeriggio senza vento, con il mare calmo e la spiaggia affollata (quella tra gli stabilimenti Jambo e Plinius), una ragazzina di 12 anni che sta facendo il bagno con fratelli e cugini all’improvviso crolla in acqua e sparisce tra le grida di chi era con lei, per venire ripescata 50 minuti dopo ormai in gravissime condizioni, tanto da morire di lì a pochissimo in ospedale. È su questo, sulle cause della morte, se c’è stato un malore o che altro, e sui tempi dei soccorsi e del decesso, se Fatime poteva essere salvata, che la Procura chiede risposte all’esame odierno.

Per ora c’è un’indagata, ed è la ventenne pescarese alla quale Fatime e gli altri ragazzini (sette in tutto più la figlia piccola che la giovane teneva in braccio). Nei suoi confronti è ipotizzato il reato di omicidio colposo, ma la famiglia di Fatime chiede di fare chiarezza su eventuali altre responsabilità relative ai tempi delle ricerche e dei successivi soccorsi.

Denis, qual è il punto che non vi convince?

«È passato troppo tempo da quando è stato dato l’allarme a quando hanno tirato fuori mia figlia dall’acqua. Noi ci affidiamo alla giustizia, e sappiamo che sta facendo un grande lavoro. Ma vogliamo sapere perché è passato tutto quel tempo dall’allarme a quando l’hanno trovata».

Secondo lei perché?

«Non hanno creduto ai bambini, ma anche agli altri familiari adulti che dicevano che la bambina era in quel punto nel mare. Come ha spiegato mia figlia Josephine, Fatime non è stata cercata subito in acqua. I bambini hanno indicato il punto esatto in cui si trovava Fatime, ed effettivamente lei è stata ritrovata lì, ma un’ora e mezza dopo. L’allarme è partito alle 17.10 e l’hanno tirata fuori quasi alle 19 e nello stesso posto che avevano detto gli altri. Con questo non voglio fare il processo a nessuno, ma vogliamo sapere».

Dopo l’autopsia, quando pensate di celebrare il funerale?

«Ci sarà una piccola funzione qui, ma poi la salma la riportiamo in Africa. Riportiamo Fatime dove è nata, nella sua terra. In Guinea».

Qui in tanti le volevano bene. Che scuola frequentava?

«Aveva appena finito le elementari alla Flaiano e a settembre avrebbe iniziato la prima media nella scuola vicino ai vigili del fuoco».

A Pescara abitate da anni, come sono stati questi giorni?

«In questo dolore immenso abbiamo trovato un conforto nel calore e nella vicinanza di tantissime persone. E per questo dico grazie alla cittadinanza di Pescara per l’affetto, per averci fatto sentire parte di questa comunità. Non ci siamo mai sentiti stranieri e questo per noi significa tantissimo. Un ringraziamento speciale va alle forze dell'ordine e alla magistratura. Sappiamo che stanno lavorando incessantemente per capire cosa sia successo alla nostra bambina. La verità non ci restituirà Fatime, ma sapere che c’è chi indaga con serietà e dedizione è un enorme sollievo. E poi vorrei fare un altro ringraziamento».

Dica pure.

«All’associazione Novissi e all’associazione Oltre il ponte. E grazie a tutti coloro che ci sono stati vicini, anche solo con uno sguardo o una parola».

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