Pescara, la festa dei 130 anni della De Cecco riempie l’Aurum

Il trio de Il Volo e oltre cinquecento invitati all’ex liquorificio. La numerosa famiglia riunita e il menu dello chef stellato

PESCARA. L’urlo “Vincerò” dei tre cantanti del Volo sulle note della Turandot riecheggia nell’ovale all’aperto dell’ex Aurum coperto da una tensosostruttura trasparente dove siedono 500 invitati. “Vincerò, vincerò, vincerò” diventa l’inno di questa festa tutta abruzzese della più abruzzese delle aziende, la De Cecco. L’occasione sono i 130 anni che il gruppo della pasta famosa nel mondo celebra scegliendo di unirsi al trio vocale che, come il pastificio, porta il nome dell’Italia nel mondo. Dell’Italia ma anche dell’Abruzzo, perché nei Volo c’è Gianluca Ginoble, di Montepagano – che ha anche ricevuto la cittadinanza di Lettomanoppello – e che scherza sul palco con i suoi due compagni Ignazio Boschetto e Piero Barone, entrambi siciliani, ma disposti ad adottare il dialetto nostrano. Il siparietto fa sorridere gli ospiti e anche il presidente Filippo Antonio De Cecco che, invitato dalla brava presentatrice Mila Cantagallo, irrompe con una battuta: «Questi tre insieme non fanno neanche la mia età...».

Pescara, il trio Il Volo alla festa del pastificio De Cecco
"O Sole mio" e "Grande amore" sono alcuni dei brani che il trio Il Volo hanno eseguito questa mattina all'Aurum, nell'ambito dei festeggiamenti per i 130 anni di vita del Pastificio De Cecco. Ecco l'abruzzese Gianluca Ginoble, insieme a Ignazio Boschetto e Piero Barone, durante l'esibizione. (video di Daniela Peca)

Un piccolo strappo rispetto a un programma – messo a punto dal direttore relazioni esterne De Cecco Marco Camplone – che fino ad allora aveva ricalcato l’ufficialità della festa: un numero limitato di invitati per questioni di sicurezza e un protocollo da rispettare con ospiti e autorità: il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, il governatore Luciano D’Alfonso, i rettori Luciano D’Amico (Teramo) e Giuseppe Paolone (Pegaso), il deputato Nicodemo Oliverio, il sindaco Marco Alessandrini, il vice direttore generale di Poste Italiane Pasquale Marchese, il presidente del gruppo tecnico dei servizi associativi di Confindustria Giuseppe Oriana. E poi in prima fila i deputati Castricone, Fusilli, Melilla e D’Incecco, forze dell’ordine, una lunga schiera di imprenditori e amici – fra i quali Di Properzio senior, Paolo Arlini con moglie, Alessandro Addari, Luigi Di Giosaffatte, Giuseppe Ranalli, Silvano Pagliuca, Agostino Ballone, Roberto Di Vincenzo, Daniele Becci , Vincenzo Marinelli, Renzo Labarile – ed il clero rappresentato da don Emiliano Straccini (in rappresentanza dell’arcidiocesi Chieti–Vasto), don Antonio Di Lorenzo (vicario del vescovo di Ortona) e don Giuseppe Natoli, indimenticato abate generale e parroco della cattedrale di San Cetteo.

“La De Cecco modello da imitare”; “Lunga vita alla De Cecco” sono in sintesi il significato degli interventi che si alternano sul palco allestito dall’Alhena service di Gianfilippo Di Felice con i colori “aziendali” giallo e azzurro. C’è D’Alfonso che tira fuori l’idea di attaccare su ogni pacco di pasta un qr-code che riproduca un docu-film sull’Abruzzo. Ma soprattutto c’è l’intera famiglia De Cecco che guarda e ascolta restando “dietro le quinte”. Non fa niente se la festa offre una di quelle rare occasioni per vederla riunita numerosa. Saturnino, Giuseppe Aristide, Giuseppe Adolfo (e consorte) e gli altri sono qui confusi tra la “loro” gente, dirigenti e rappresentanti del gruppo, lasciando scena e spazio com’è nella filosofia che fa di questa grande famiglia la vera forza della De Cecco.

«La prosperità si conserva durevolmente e si sviluppa diffondendola presso gli altri, piuttosto che difendendola contro gli altri», dice Filippo Antonio quasi come fosse un invito.

Infine, lo chef stellato Heinz Beck. Che freme dalla voglia di mostrare le sue “creazioni” per il pranzo: insalata di astice con verdure croccanti, sedanini con gamberoni dello Ionio, pesto di basilico, pistacchi e patate affumicate, timballino di pasta con ragù alla teramana e trancio di Wagyu brasato con polentina di farro. Sì, è qui la festa.

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