Pesce, l’impennata dei prezzi

Solo le barche abruzzesi in mare, ad agosto i listini aumentati del 40%.

PESCARA. Poco pesce nelle reti, buoni guadagni per armatori e commercianti ma prezzi raddoppiati di merluzzi e canocchie che hanno messo alle corde la spesa delle massaie. Sono gli effetti che ha avuto sul mercato ittico il rinvio di due settimane del fermo biologico in Abruzzo, unica regione dell’Adriatico ad aver avviato il blocco della pesca iniziato solo domenica scorsa: due settimane più tardi rispetto alle altre regioni, ferme già dal 3 agosto. La decisione di prolungare la pesca di quindici giorni era stata presa dall’assessore regionale Mauro Febbo, che lo aveva definito «uno strumento per cercare di ridurre i danni provocati dal terremoto anche sull’economia ittica». Il rinvio ha segnato una impennata dei prezzi che certamente ha creato problemi economici alle famiglie e ai clienti dei ristoranti.

Soddisfatti rimangono solo gli armatori e i pescatori ma chiedono comuqnue un cambio della fermo biologico. «Le vendite sono andate bene per i pescatori abruzzesi», sostiene il presidente del mercato ittico di Ortona, Franco Ricci, «anche se non c’è stato un grande pescato a causa dell’acqua troppo calda che spinge i pesci nei fondali marini complicando la pesca». Se da un alto con il rinvio del fermo biologico in Abruzzo è stato facile soddisfare le esigenze dei turisti, che «hanno potuto mangiare pesce fresco locale», osserva Ricci, dall’altro «non siamo riusciti a soddisfare la richiesta di pesce proveniente dagli altri mercati e dalle altre regioni». I guadagni sono comunque aumentati del 40%, sottolineano gli armatori: «le imprese hanno potuto fare un po’ di reddito, ma anche i prezzi dei prodotti sono aumentati quasi del doppio: merluzzi, scampi, totani, sogliole e canocchie hanno subito un aumento che va dal 30 al 40% su tutti i mercati abruzzesi» .

Un aumento «normale» secondo un armatore di Ortona, Giuseppe Recchi, che spiega: «Ogni anno c’è un incremento dei prezzi dei prodotti locali nei mesi estivi, perché diminuisce il pescato e aumenta la richiesta. Ma l’incremento dei prezzi questa volta è stato più elevato perché nell’Adriatico si pescava solo in Abruzzo». Ricci però è soddisfatto delle vendite, che «sono aumentate nel periodo pre-fermo quasi del doppio» e rimarca l’esigenza di ricorrere a «un blocco biologico autogestito, che consenta di alternare i natanti in mare a seconda delle caratteristiche di ogni compartimento, garantendo la presenza di pesce fresco locale sui mercati per tutto l’anno» Anche a Giulianova segnalano che la pesca e i prezzi sono aumentati. «Ad agosto le vendite sono cresciute rispetto a luglio grazie al rinvio del fermo», spiega il responsabile di Federpesca Abruzzo, Walter Squeo, pescatore di Giulianova, «ma quindici giorni in più di pesca comunque non hanno portato grandi miglioramenti nell’economia del settore».

Se la finalità era tamponare le scarse vendite dovute al sisma, «sarebbe stato più utile», sostiene Squeo, «sospendere il fermo biologico per tutto il mese di agosto. Ma il problema è un altro e sempre lo stesso da diversi anni: per aiutare l’economia del settore e nello stesso tempo tutelare la fauna ittica, occorre cambiare le regole del blocco della pesca, ben venga quindi dall’anno prossimo il fermo biologico su base volontaria. Noi chiediamo alla Regione, inoltre, di procedere subito a un piano di ammodernamento delle vecchie imbarcazioni». Anche per Ilario Cocciola della Federcopesca, «il rinvio del blocco della pesca è servito a poco. E’ vero che abbiamo potuto offrire ai turisti pesce fresco dell’Adriatico, ma questa è solo una “politica di passaggio”: si deve provvedere a riorganizzare il fermo, perché la disponibilità di pesce non è sempre uguale durante l’anno».

E lancia una proposta: «Da Ortona è partita la proposta di istituire un osservatorio sulle politiche della pesca, allo scopo di monitorare il mare e informare i pescatori», e condivide il progetto di un fermo biologico volontario: «Siamo convinti che sia utile l’autodisciplina, purché sia basata su criteri seri». E’ sempre «dannoso» invece il fermo per chi di mestiere fa il venditore di pesce fresco. Per Rocco Carbone, commerciante ittico, «la vendita è andata bene nelle settimane prima del Ferragosto. Anche ora c’è una forte richiesta da parte dei ristoranti, ma a causa del fermo biologico tutto l’indotto è bloccato». Non basta ricorrere ad altri mercati, come quelli del Tirreno: «i costi sono troppo elevati e non ci resta che chiudere, e riaprire quando la pesca riprenderà».