Pestaggio in cella muore il detenuto testimone chiave

E’ morto nel carcere di Castrogno il detenuto testimone del presunto pestaggio al centro dell’audio shock diventato un caso nazionale. L’uomo, un nigeriano di 32 anni che doveva scontare una condanna per droga, si è sentito male nella cella ed è deceduto durante il trasporto in ospedale

TERAMO. «Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto» diceva l’ex comandante della polizia penitenziaria nell’audio shock diventato un caso nazionale. Quel detenuto, testimone del presunto pestaggio in carcere, ieri è morto a Castrogno.

Si è sentito male nella cella dove scontava una pena di due anni per droga, è stato portato nell’infermeria del carcere ed è deceduto qualche ora dopo, durante il trasporto in ospedale. La sua fine ha scatenato la protesta degli altri detenuti di Castrogno, che per qualche minuto hanno battuto sulle inferriate e non sono rientrati nelle celle. Sulla morte di Uzoma Emeka, nigeriano di 32 anni, il pm di turno Roberta D’Avolio ha aperto un’inchiesta e ha disposto l’autopsia. Nel giorno in cui dalla procura arriva la notizia di sei avvisi di garanzia per il presunto pestaggio del recluso finito alla ribalta delle cronache nazionali con l’audio shock, i riflettori si riaccendono nuovamente sul carcere teramano e il caso Castrogno riesplode.

Uzoma Emeka, informa nella tarda serata di ieri una nota del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, era proprio il testimone del presunto pestaggio avvenuto in carcere e che ha portato alla sospensione dal servizio dell’ex comandante della polizia penitenziaria Giuseppe Luzi. Nelle settimane scorso era stato sentito proprio dagli investigatori che stanno indagando sul caso su delega del pm David Mancini.

LA MORTE IN CELLA.
Sarà l’anatomopatologo Giuseppe Sciarra ad eseguire oggi l’autopsia. Una prima ricognizione fatta sul corpo ha escluso la presenza di segni di violenza. L’uomo, molto probabilmente, è deceduto per cause naturali, ma l’inchiesta della procura mira a fare chiarezza sui soccorsi. L’obiettivo è quello di accertare se ci siano stati eventuali ritardi che potrebbero aver causato la morte del nigeriano. Per tutto il pomeriggio di ieri gli investigatori della squadra mobile, a cui sono state delegate le indagini, hanno raccolto testimonianze e acquisito la cartella clinica dell’infermeria. Già questa mattina un primo rapporto sarà sul tavolo del magistrato, che ha disposto il sequestro della cella.

Secondo una prima ricostruzione sembra che l’uomo si sia sentito male intorno alle 9 mentre era in cella con un altro detenuto. Quando i soccorsi sono arrivati era terra, sembra, per una crisi respiratoria. E’ stato immediatamente portato in infermeria, dove è stato sottoposto alle prime cure. Dopo qualche ora, però, le sue condizioni si sono notevolmente aggravate, a tal punto che in infermeria è stato defibrillato. Poi, vista la sua gravità, è stato chiamato il 118. L’ambulanza è arrivata subito, ma per l’uomo, era troppo tardi. Il detenuto è morto durante il trasporto all’ospedale Mazzini.

INTERROGATO LUZI. Sei gli indagati per il presunto pestaggio che sarebbe avvenuto il 22 settembre: si tratta dell’ex comandante Giuseppe Luzi, sospeso dal suo incarico dal ministro Alfano, quattro agenti di polizia e il detenuto che sarebbe stato malmenato. Le ipotesi di reato contestate sono lesioni e abuso. Anche il detenuto, un italiano, è stato iscritto nel registro degli indagati visto che gli agenti sostengono di essere stati aggrediti dall’uomo, che invece dice di essere stato malmenato dai poliziotti. E qualche giorno fa il pm titolare del caso Mancini ha interrogato l’ex comandate della polizia penitenziara, che ha risposto alle domande negando ogni aggressione ai detenuti.