Pezzopane: “Siamo tutte Cleria, ma ora basta. Rifiutiamo questa indifferenza”

L’intervento dell’onorevole e attivista dei diritti delle donne, già parlamentare, dopo il femminicidio di Cleria Mancini
L’AQUILA. Siamo tutte Cleria. Perché quando si muore così, moriamo tutte. E quando si muore così, la nostra voce è unanime: basta. Il femminicidio avvenuto a Lettomanoppello è un tragico e orribile femminicidio annunciato. L’ex marito girava armato ed era stato denunciato più volte dal figlio Camillo. Le forze dell’ordine conoscevano le violenze e il rischio aumentato per il possesso di un’arma esibita come un trofeo. Come è stato possibile che l’uomo potesse agire indisturbato? Un ossessivo padre-padrone, contrario alla separazione dalla moglie, considerata un oggetto da malmenare, offendere, picchiare, fino ad ucciderla sparandole in volto. Il femminicida riteneva Cleria sua proprietà, o stai con me, alle mie regole, nel mio carcere patriarcale, o ti ammazzo. E l’ha ammazzata, perché lei si è liberata del marito padrone, separandosi e cercando di dedicarsi alla famiglia.
Perché la sua voce non è stata ascoltata, perché la vita di una donna non vale nulla? Perché un uomo che caccia una pistola al bar non suscita immediatamente un allarme? E suscita purtroppo risate, omertà, risolini di complicità? Il femminicida ha cercato di uccidere anche il nipotino di 13 anni, forse per punire il figlio che aveva più volte segnalato la gravità della situazione. Vogliamo sapere perché non si è fatto nulla. Vogliamo sapere perché dobbiamo sopportare tutto questo. Vogliamo sapere perché il dolore, la violenza, la morte delle donne non suscita una rivolta morale. Non è un incidente, non è disagio, è una idea di potere patriarcale che non muore ancora, che anzi attraversa tutte le generazioni e gli strati sociali e che uccide le donne.
Quella di Cleria è stata una morte annunciata. Siamo veramente stanche di questa indifferenza. Finché la cultura del possesso prevarrà sulla cultura del rispetto continueremo a contare donne uccise, stuprate, maltrattate, offerte sui social come carne da macello. Una nuova cultura del rispetto merita fatti nuovi, tutte e tutti ci dobbiamo sentire ingaggiati contro questa mattanza quotidiana. Magari approntando strumenti tra cui l’approvazione della proposta di legge che giace in Regione dal 2023 proposta dalle Democratiche abruzzesi sulla educazione alla affettività e alla parità di genere. Se non ora, quando.
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