Piano sociale e acqua, sì del Consiglio

26 Marzo 2011

Il centrodestra supera i dissidi interni e vara due riforme previste dal programma

L'AQUILA. Dopo mesi e mesi di discussioni e divisioni interne, la maggioranza di centrodestra trova l'intesa e vara la riforma dell'acqua. Con i voti contrari delle opposizioni, il Consiglio ha licenziato l'attesa legge di riordino destinata, per ora sulla carta, a cambiare profondamente un settore finito fuori controllo a causa di anni di gestioni allegre caratterizzate da sprechi, assunzioni clientelari e alti costi della politica. In extremis (il 31 marzo scade la proroga concessa dal governo per l'affidamento senza gara della gestione), è stata evitata la privatizzazione del servizio imboccando la strada dell'unico Ambito territoriale ottimale (Ato) con la liquidazione dei 6 enti originari.

La giornata produttiva del centrodestra nell'inedita seduta del venerdì, è stata completata dall'approvazione, a maggioranza, del piano sociale 2011-2013 che mette in campo complessivamente 88 milioni di euro incentrati su tre priorità: anziani, disabili e bambini. Soddisfatto l'assessore Paolo Gatti per il quale «era l'unico piano possibile in questo momento».

Ma non c'è dubbio che il piatto forte è la riforma del ciclo idrico integrato, in forse sino alla fine nonostante i numerosi tentativi di mediazione e le centinaia di emendamenti, molti dei quali ritirati dal capogruppo di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo.

La riforma porta con sé la tariffa unica e la costituzione dell'ente regionale del servizio idrico (Ersi), presieduto dall'assessore regionale e composto dai 4 presidenti delle Province. L'Ersi è deputato al controllo e alla gestione, mentre le assemblee dei sindaci sul sistema idrico (Assi) per la programmazione degli interventi definirà tariffa e affidamento dei servizi. Due organismi a costo zero. Con il varo della riforma, la Regione riprende in mano il controllo di un settore che muove circa 100 milioni di euro con oltre mille dipendenti limitando lo strapotere dei sindaci, che comunque restano titolari del servizio. Tra i principi fondanti il controllo delle società di gestione, che rimarranno 6 ma dovranno sottoporre preventivamente ogni atto all'Ato. Tra sei mesi, le norme di attuazione della riforma.

Per l'assessore Angelo Di Paolo, la cui posizione alla fine ha prevalso, «è un provvedimento importante e complesso. Atteso da tempo. E' una delle prime riforme importanti del programma elettorale del presidente Chiodi» prosegue Di Paolo. «E' una risposta che rimette in equilibrio un sistema malato, taglia i costi della politica e sventa definitivamente il pericolo privatizzazione. Devo dare atto alle opposizioni, di cui ho apprezzato l'atteggiamento costruttivo, che ha fondamentalmente condiviso la bozza sia pure nelle rispettive differenze politiche».

Critico il capogruppo dell'Idv, Carlo Costantini: «Un grave e doppio errore non rinviare la riforma, non solo per l'annunciata proroga dei termini, ma soprattutto perché sarebbe stato doveroso attendere l'esito referendario sull'acqua pubblica. Che, ne sono certo, riscriverà tutta la normativa».

Costantini accusa di inciucio Pdl e Pd, sottolineando che «sui grandi temi riescono sempre a trovare un'intesa; il problema è che quelli che loro ritengono grandi temi, per i cittadini si traducono quasi sempre in grandi problemi».

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