Pochi giorni per trovare un posto ai pazienti

Il 23 gennaio chiuderanno i centri. Solo 60 su 200 hanno un letto.

CHIETI. Scade il 23 gennaio l’ordinanza del Comune che prevede la chiusura dei centri di assistenza per i malati psichici di Villa Pini. A pochi giorni dal termine indicato dal sindaco Francesco Ricci dopo la visita della commissione presieduta dal senatore Ignazio Marino, che ha definito come dei lager i luoghi di cura e riabilitazione del gruppo Angelini, la situazione resta molto difficile. I pazienti coinvolti nel provvedimento sono circa 200, ma altri 150 potrebbero aggiungersi alla lista se l’ordinanza venisse estesa a tutti gli altri centri, case-famiglia e punti di assistenza sorti dopo la smobilitazione dei manicomi. Un lavoro che va avanti da tre mesi, fra mille problematiche e poche risorse. «Sono tutti pazienti che hanno una lunga storia di cronicità» racconta Fiore Di Donato, direttore del dipartimento di psichiatria della Asl di Chieti oltre che responsabile del centro di salute mentale di Ortona.

Di Donato condivide da qualche settimana con il collega vastese Nicola Carlesi il difficile compito di individuare luoghi di cura alternativi, il più possibile mirati alle necessità dei malati e delle loro famiglie. «Per ciascuno di questi pazienti, alcuni dei quali Villa Pini assiste da oltre trent’anni», riassume Di Donato, «abbiamo dovuto ridefinire le posizioni personali. Molti ospiti sono in età avanzata e spesso non si giustificava più la loro presenza in un luogo di cura».

Lungodegenti accolti nei centri di riabilitazione psichica? «Certo, anche questo. Diciamo che tanti erano lì perché ci sono sempre stati, molti di loro da parecchi anni. Parliamo di anziani che non hanno più bisogno di riabilitazione psichica, persone sole che non sanno dove andare e semplicemente restavano ospiti a vita. Abbiamo avuto casi di malati provenienti dal Molise, incapaci di provvedere a se stessi, senza famiglia, che avevano a Villa Pini la residenza anagrafica. Difficile avere la residenza in un ospedale, ma qui è successo anche questo. Gente che ha perso i ponti con il proprio passato e oggi non ha più punti di riferimento. Il che spiega l’enorme complessità della situazione».

A che punto è l’operazione di trasferimento dei malati e quali sono le sedi? «Per il primo blocco dei 200 pazienti, abbiamo dato la priorità al trasferimento dei più anziani. In prevalenza sono andati nelle residenze assistite o nei reparti di lungodegenza disponibili in provincia di Chieti, ma anche nel Pescarese».

Dove sono stati portati? «Si è puntato soprattutto sui reparti ospedalieri di Gissi, Guardiagrele e Casoli. Ma i posti letto non sono sufficienti, quindi abbiamo chiesto ospitalità anche a Tocco da Casauria per venti pazienti, altrettanti sono andati a Città Sant’Angelo e per un’altra decina siamo in contatto con il presidio di San Valentino».

Operazioni che spesso assumono toni drammatici. Come ieri mattina, quando al Padiglione di Villa Pini è dovuta arrivare la forza pubblica, vigili urbani e carabinieri, per portare a termine il trasferimento di un gruppo di malati. «Fino a oggi abbiamo trasferito una sessantina di degenti», riprende Di Donato, «per gli ospiti stiamo cercando di trovare il profilo assistenziale più corretto». Chi si sta facendo carico di questa situazione? «Il dipartimento di psichiatria della Asl di Chieti, ma dal 1º gennaio, con l’unificazione delle due Asl provinciali, sono impegnati anche i colleghi di Lanciano-Vasto. Il problema è che tutta questa situazione è nata in un modo esplosivo e non sono disponibili grandi risorse. Anche perché c’è da stare dietro alle necessità ordinarie del servizio di psichiatria».