Precari Regione, si cerca una mediazione

6 Settembre 2010

Il Pd studia una legge per evitare il contenzioso milionario con la giunta

L'AQUILA. Il Pd presenterà nei prossimi giorni una proposta di legge regionale con la quale si indica una soluzione definitiva ed autonoma sulla questione dei circa 200 precari che hanno aperto uno scontro con la giunta regionale di centrodestra.

Un muro contro muro si è trasformato in un contenzioso sfociato in due maxi ricorsi: uno al giudice del lavoro con una richiesta di risarcimento danni collettivo di circa cinque milioni di euro per il riconoscimento delle mansioni da dipendenti da parte di un centinaio di co.co.co., l'altro al Tar per impugnare i tre concorsi banditi dalla giunta per reperire personale a tempo determinato basato su graduatorie aperte, cioè senza che sia fissato il numero dei posti.

Nel costruire la proposta il Pd si sta ispirando alle tesi sostenute dal professore Vincenzo Cerulli Irelli, nel parere scritto dopo l'incontro con un nutrito gruppo di co.co.co.. Un parere nel quale Cerulli Irelli rimette in gioco la famosa delibera 38 del 2008, approvata dalla precedente giunta di centrosinistra che non l'attuò completamente anche per la fine anticipata della legislatura. In quella delibera viene normato il percorso di stabilizzazione del personale a tempo determinato e dei co.co.co.. Ma Cerulli Irelli sostiene anche che l'ente regionale può legiferare autonomamente in materia di reclutamento del proprio personale dipendente e quindi andare in deroga alle leggi nazionali, compresa la riforma Brunetta. Il professore Cerulli Irelli ha inviato il parere a Gianni Chiodi, pare dopo un contatto tra i due, che lo ha sottoposto all'attenzione del ministero della Funzione Pubblica. Questa azione e quella del Pd potrebbero anche innescare una mediazione tra la Regione, e i precari che, dopo essere stati utilizzati come dipendenti nello status di co.co.co., chiedono le differenze retributive.

Intanto, in una nota in risposta ai precari che chiedono l'attuazione della legge 38 del 2008, un gruppo di dipendenti fa presente «che di fatto la stessa è stata resa inefficace e pertanto inapplicabile» dalla legge regionale 2/2009. E dunque «appare molto difficile poter invocare un atto di Giunta praticamente sconfessato e ritirato dalla Giunta medesima e dichiarato addirittura incostituzionale dalla Corte Costituzionale» conclude la nota.

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