Quando Del Turco fu inghiottito dal buio

Le case della cricca hanno oscurato le case degli aquilani. O meglio, le case che i terremotati non hanno più e nelle quali desiderano, più di ogni altra cosa, tornare a vivere quanto prima. Quelle del centro storico e degli altri borghi del «cratere». Della ricostruzione al rallentatore l’Italia sa poco. Draquila, il film urticante di Sabina Guzzanti, fa vedere ciò che ormai è già passato. Il presente all’Aquila è vago e confuso.

Delle case della cricca invece sappiamo molto. Abbastanza da far vacillare un governo che pure ha stravinto le elezioni degli ultimi tre anni. E’ per questo che un Parlamento di nominati, con sempre minor autonomia rispetto al potere esecutivo, si sta affrettando a varare una legge sulle intercettazioni che, una volta approvata, renderà temerario - se non impossibile - il racconto da parte della stampa libera e indipendente delle vicende poco onorevoli di cui sono protagonisti i nostri onorevoli, senatori e ministri con la loro corte di mega-dirigenti, faccendieri, burocrati, nani e ballerine, come si diceva ai tempi poco gloriosi della «Milano da bere». Nel nostro Abruzzo, dove si sono bevuti di tutto di più, non avremmo potuto documentare pressoché nulla delle grandi inchieste che hanno travolto intere classi dirigenti.
Un caso per tutti: Ottaviano Del Turco arrestato il 14 luglio 2008. Se fosse stata già legge nella forma più restrittiva il bavaglio che oggi si vuole imporre all’informazione, che cosa avrebbe saputo l’opinione pubblica? Il governatore rinchiuso nel carcere di Sulmona. Ma perché e con quali accuse?

Probabilmente la stessa Procura di Pescara non avrebbe potuto tenere la conferenza stampa, quella in cui il procuratore Trifuoggi parlò della «barca di prove» a carico degli arrestati. E poi? Un buco nero. Perché i giornali non possono pubblicare atti delle inchieste (e intercettazioni che però nella nostra Sanitopoli non sono rilevanti) fino alla conclusione dell’inchiesta. Su Del Turco e di tutti gli altri oggi, 23 maggio 2010, sapremmo poco o nulla, qualche notizia filtrata dalla prima udienza davanti al Gup lo scorso 12 maggio. Sono passati quasi due anni.
Gli elettori intanto come si sarebbero potuti formare un loro autonomo giudizio in campagna elettorale senza poter sapere i motivi dell’improvvisa cacciata di Del Turco dai suoi uffici. Poi anche D’Alfonso e prima ancora Cantagallo. Desaparecidos. Motivo di riflessione per il centrodestra abruzzese che pure ha tratto un enorme vantaggio politico da queste vicende. Insomma, la qualità dell’informazione è un problema solo dei giornalisti e degli addetti ai lavori o sta cambiando la natura della democrazia nel nostro Paese? Ci sono buone ragioni per essere preoccupati.

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