«Quel quadro è di Leonardo»Studiosi teatini a caccia di prove

Gli esperti teatini analizzano le impronte di Leonardo sulla «Tavola di Acerenza», un quadro rinvenuto due anni fa in Basilicata, proveniente da una nobile famiglia partenopea

CHIETI. «Un frammento di impronta, da questo partiremo per risalire all’autore, che riteniamo essere Leonardo Da Vinci». Il professor Luigi Capasso, antropologo, direttore del museo universitario «Ud’A», sa che la posta in gioco è alta, si tratta di attribuire un dipinto a Leonardo.

Per avere le conferme necessarie al suo lavoro di indagine, per svelare se la tavola sia davvero stata dipinta da Leonardo e quel volto sia l’autoritratto del maestro fiorentino, l’appuntamento è nella sede del museo universitario, in piazza Trento e Trieste, dove si confronteranno ricercatori e scienziati. All’incontro è prevista la partecipazione di David Bershad, docente di storia dell’arte nel dipartimento su Rinascimento barocco nel canadese St. Mary’s university college di Calga, considerato uno dei più noti leonardisti del mondo. Bershad ha accettato di esaminare la «Tavola di Acerenza» come parte del team di esperti diretti dal professor Capasso.

«Questa tavola è stata rinvenuta due anni fa casualmente in Basilicata ed è proveniente da una nobile famiglia partenopea», racconta Capasso, «attualmente il dipinto è nella disponibilità nel museo delle “Antiche genti di Lucania”, presso il museo civico del Comune di Vallo Basilicata. Questa tavola è stata analizzata da ogni punto di vista e sottoposta alle analisi del “carbonio 14” dall’Università di Napoli ed è risultata essere del 1500».

Un ruolo chiave in questa attribuzione è anche merito del professor Capasso, della sua equipe e dell’Università di Chieti. «Il dipinto è in esposizione a Chieti fino all’11 maggio», spiega l’antropologo, «noi abbiamo lavorato nella ricerca con il nostro istituto di antropologia, siamo esperti in impronte digitali e negli anni scorsi siamo stati chiamati a valutare anche l’autenticità del famoso dipinto di Leonardo, “Dama con l’ermellino”».

«Il nostro istituto», prosegue, «collabora con il Racis (raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche) diretti dal colonnello De Fulvio. Una collaborazione che prosegue da molti anni, nata per identificare le caratteristiche etniche delle impronte digitali o anche dei volti. Parliamo di caratteristiche antropologiche. All’inizio del 2002 ci siamo specializzati anche sulle impronte e, proprio partendo da una traccia lasciata da Leonardo su la “Dama dell’ermellino”. Da questo primo lavoro ne sono scaturiti altri».

«Sulla “Tavola di Acerenza”», spiega, «abbiamo trovato un frammento di impronta digitale ed è altamente probabile che questa tavola del 500 sia stata dipinta da Leonardo». Oggi il convegno e Capasso ne è entusiasta. «Ci aspettiamo reazioni», auspica l’antropologo, «il convegno sarà trasmesso in diretta web, i dodici scienziati diranno le loro valutazioni e il pubblico potrà partecipare esponendo domande, giudizi e perplessità».

Di un aspetto il professor Luigi Capasso è orgoglioso, la presenza del dipinto a Chieti. «Il quadro è nella nostra città e noi abbiamo fatto una parte importante del lavoro di attribuzione», osserva Capasso, «tutto questo significa città di Chieti, significa cultura e, quando si parla di Leonardo si parla di Italia e del mondo, questo significa sottolineare la vocazione culturale della città».

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