Quella sfida degli abruzzesi di corsa tra i grattacieli: «Un evento straordinario» 

Pattuglia di trentuno podisti: 55mila partecipanti all’evento e 2 milioni di spettatori L’avvocato aquilano Dionisio: «Ho accompagnato la delegazione e fatto il tifo»

NEW YORK. “It will move you – ti commuoverà”, le aspettative dalla vigilia erano affidate allo slogan ufficiale della manifestazione che, in inglese, si propone come un gioco di parole che fa leva sulle emozioni, ma anche sul movimento. Ventisei miglia e poco più, ossia 42 chilometri e 195 metri attraverso i cinque distretti di New York, in un percorso che ti spinge a godere di ogni singolo passo, se non altro per il sostegno quasi surreale del pubblico ai bordi delle strade.
La maratona delle maratone, giunta alla 49esima edizione con oltre 55mila partecipanti e più di 2 milioni di spettatori muniti di striscioni e megafoni.
Partenza dal ponte di Verrazzano a Staten Island e arrivo a Central Park, passando per Brooklyn, Queens, Manhattan e per il Bronks. L’edizione 2019 ha incoronato i keniani Geoffrey Kamworor (2 ore 08 minuti 13 secondi) e Joyciline Jepkosgei (2 ore 22 minuti 38 secondi). Erano 2.846 gli italiani iscritti, tra questi anche l’ex premier Matteo Renzi arrivato nella Grande Mela all’inizio della settimana scorsa senza però presentarsi alla linea di partenza. Ha concluso la prova, invece, l’ex ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Tra i runner con il tricolore anche trentuno abruzzesi, con un bel gruppo messo su da Vittoriano Cantera, atleta “traghettatore” che negli anni ha portato negli Stati Uniti qualcosa come quasi 1.500 persone, tra sportivi e accompagnatori. L’Hampton Inn, tra l’ottava avenue e la 51esima strada è stato anche quest’anno il quartier generale del gruppo che si è ritrovato qualche giorno prima per immergersi tra le strade di una città rese ancora più suggestive dai colori dell’autunno. Una breve visita alla Statua della Libertà, una passeggiata a Little Italy, Chinatown, Greenwich Village e al quartiere finanziario con visita alla Freedom Tower, la prima torre ricostruita dopo l’attentato dell’11 settembre. L’altezza dell’edificio – il sesto al mondo – è di 1776 piedi, pari a 541 metri e 32 centimetri al pennone, mentre l’altezza fino al tetto è di 417 metri. Il numero 1776 non è casuale: è stato scelto poiché rappresenta l’anno della dichiarazione di Indipendenza.
Lì si può godere di una vista mozzafiato su tutta la città rappresentata anche attraverso alcune animazioni digitali che ne ripercorrono la storia. Poi il momento del ritiro del pettorale: «Avevo le lacrime agli occhi», ha rivelato Paola Giuliani, podista che corre con la Villa Fantini di Ortona. «È stato un momento particolarmente toccante in cui ho realizzato che ce l’avevo fatta, ero parte di questo evento straordinario».
Dal punto di vista tecnico, ottimo il responso chilometrico di Luca Piergiovanni (poco più di 2 ore e 49) e Antonietta Faieta (3 ore e 48). Bene anche il molisano Silvio Alberti, aggregato nel gruppo, che ha concluso la prova con 2 ore e 48. Da segnalare anche la buona prestazione dell’avvocato aquilano Claudio Verini che è riuscito a terminare sotto le quattro ore. Una scommessa con se stesso e con il collega Maurizio Dionisio che a New York ha concluso la maratona ben sette volte. «Stavolta ho fatto il tifo», ha sottolineato quest’ultimo, «è la prima volta che mi capita di vedere la gara da questo lato delle transenne e sono soddisfatto di aver accompagnato la delegazione abruzzese». Una delegazione di cui hanno fatto parte anche Alessandra Gabriele (Atletica Abruzzo L’Aquila), Antonio Coletti (Runners Chieti), Antonio D’Angelo, Alessandra Volpi, Stefania Micolucci, Manuel Ferretti, Antonino Rapacchia, Ortenzia Iannuario (tutti della Podistica dell’Adriatico di Pineto), Fabrizio Palladinetti (Km 42 di Pescara), Maria Rosaria Del Duca e Giovanna Clara Candeloro (Podistica San Salvo).
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